“Pep e il suo schiavo KHR stanno distruggendo la nostra identità”, è lo striscione apparso qualche giorno fa davanti al centro tecnico del Bayen Monaco. Dove Pep sta per Guardiola, il tecnico spagnolo che sta per iniziare la sua terza stagione sulla panchina dei bavaresi. E dove KHR sta per Karl Heinz Rummenigge, presidente del club e grande sponsor di Guardiola per il dopo Heynckes.

Il problema è tipo tecnico ed etnico, per così dire. I tifosi del Bayern imputano a Guardiola un eccessivo “latinismo” nel gioco (vedi alla voce Tiki Taka) e nelle scelte del proprio staff e di mercato. Un’accusa che verrebbe rinforzata dall’acquisto di Arturo Vidal, che si affiancherebbe a Thiago Alcantara, Jabi Alonso e Bernat. Vidal arriverebbe al posto del tedesco Bastien Schweinsteiger, ceduto al Manchester United a un cifra nemmeno troppo alta (circa 20 milioni) tra i malumori del pubblico.

Prima di lui, sono stati sacrificati altri giocatori importanti come Mandzukic e Shaqiri. Le immagini dei tre, assieme a quelle di Gomez, Pizarro e Kroos (anche loro ceduti) comparivano in una foto scattata a Guardiola al suo arrivo a Monaco. Tutti via dall’Allianz, tanto che in questi giorni, da quando questa immagine è spuntata fuori, si parla di “foto maledetta”, a ulteriore dimostrazione del clima caldo contro Guardiola. E il prossimo a pagare potrebbe essere Goetze, che da campione del mondo in carica con la Mannschaft, è stato relegato in panchina nel ritorno di semifinale di Champions contro il Barcellona.

Ultimo, e non ultimo, il giudizio di del “Kaiser” Franz Beckenbauer. Uno che quando parla, a Monaco lo ascoltano con le orecchie ben tese. Ad aprile 2014, dopo la sconfitta del Bayern al Bernabeu in semifinale di Champions, aveva emesso un duro avvertimento contro il Tiki Taken in salsa bavarese: “Non importa quanti passaggi e quanto possesso del pallone hai: tutto quello non serve a niente se non segni nessun gol”. Una critica che era arrivata dopo quella relativa alla sfida contro l’Arsenal, nella quale Beckenbauer aveva definito “noioso” il gioco del Bayern.

Ma dal punto di vista economico, che impatto ha avuto fino ad ora l’era Guardiola sul Bayern? Appena arrivato, a luglio 2013, il saldo tra acquisti e cessioni del Bayern, a livello di costo dei cartellini, è risultato negativo per 22 milioni. Nel calciomercato estivo sono arrivati Goetze per 37 milioni e Thiago Alcantara per 25. Uscite in parte bilanciate dalle partenze (totale 40 milioni) di Luiz Gustavo (16 milioni), Mario Gomez (15,5), Emre Can (5) e Nils Petersen (3). Il primo anno perde la Supercoppa Europea e la semifinale di Champions. Per il resto, solo successi: Supercoppa Europea, Bundesliga, Coppa di Germania e Mondiale per club. Tutto come da programma, o quasi. Ma i conti, fiore all’occhiello del club, reggono.

Il 2013/14 si chiude con un fatturato di 487,5 milioni di euro. Una lunga rincorsa alle prime posizioni cominciata già nei primi anni dell’Allianz Arena, stabilizzata dalla gestione Heynckes e ottimizzata nel primo anno del tecnico spagnolo. Perché la scelta tecnica del Bayern di prendere Guardiola mesi prima della fine della stagione (Heynckes aveva annunciato il ritiro) ha permesso al club di rafforzare la propria posizione con gli sponsor: da un parte c’è la solidità del club, dall’altra il carisma di un allenatore giovane, vincente, da volto pulito e affinatore di un modello calcistico.

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Guardiola dall’agosto 2013 è brand ambassador di Adidas

Da qui passano i rinnovi dei contratti di sponsorship: il 2013/14 è stato il primo anno del rinnovo con la Deutsche Telekom (30 milioni di euro a stagione), accompagnata da altri rinnovi come Henkel soprattutto Samsung (che è rimasto come corporate sponsor), portando i ricavi marketing a 117 milioni di euro. A questi sono aggiunti 105 milioni da merchandising: il Bayern solo di maglie ne ha vendute 1,3 milioni. E poi c’è l’incidenza sul matchday: nel 2014, l’Allianz ha ricavato più con Guardiola che nell’anno del triplete con 88 milioni di euro contro 85,4.

Che gli sponsor amino Guardiola, lo si capisce anche dal ruolo di Adidas nelle vicende bavaresi. Nell’agosto del 2013, proprio all’inizio dell’avventura di Pep, la casa tedesca gli ha riservato subito grande fiducia, nominandolo brand ambassador. Nel frattempo, nonostante il club non abbia ancora into la Champions, Adidas ha adeguato il contratto di sponsorizzazione tecnica con il club, per effetto del mega-accordo da 94 milioni di euro in 10 anni che partirà in questa stagione con il Manchester United.

Guardiola nemmeno in questa stagione ha vinto la Champions. I tifosi gli contestano gli acquisti di troppi spagnoli: Xabi Alonso e Bernat sono arrivati per 20 milioni totali, a fronte di un mercato più equilibrato nel saldo acquisti-cessioni chiuso in sostanziale pareggio. Il club si anche assicrato Lewandowski a parametro zero, mentre sono stati ceduti Mandzukic e Kroos per 55 milioni totali. Ma qui i risultati contano fino a un certo punto, perché anche lo United ha firmato il contratto faraonico in un anno in cui addirittura la Champions la guardava solo in tv. Ciò che conta è l’immagine del club, la sua espansione, la sua voglia di investire. E prendere Guardiola, cioè un tecnico dal profilo altamente internazionale, significa investire sul campo e nell’immagine del club.

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Così, è arrivato il rinnovo dell’accordo da 25 a 66 milioni di euro all’anno da Adidas. Che nel frattempo sfrutta il club per far circolare il brand in Asia, nell’eterna lotta per fette di mercato importanti contro Nike. E mentre il club ha annunciato l’ennesima partnership, è stato presentato il sito del Bayern in versione cinese, in onore alla tournée del club in Cina, nell’ambito dell’Audi Summer Tour. Audi che è tra gli azionisti del club e di cui Guardiola è testimonial.

 

 

 

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Classe 1984. Siciliano di nascita, romagnolo d’adozione, giornalista sportivo per vocazione. Tanta stampa locale (Corriere di Romagna, Resto del Carlino), poi il salto a Milano: master “Tobagi”, Sky.it, Libero, Linkiesta, Pagina99.

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