I ricavi in calo del 2,5%, la raccolta giù del 3,6% e numero di abbonati stabile. Sono questi i numeri registrati da Sky Italia nel bilancio 2014/15 chiuso in giugno. Nel dettaglio i ricavi di Sky Italia sono calati del 2,5% a 2,94 miliardi in confronto all’anno fiscale precedente (il risultato è dovuto essenzialmente alla mancanza di introiti da Mediaset per la concessione in sublicenza dei diritti Champions league), con raccolta pubblicitaria giù del 3,6% a 230,1 milioni (il risultato sarebbe in crescita del 9,8% al netto dei Mondiali di calcio 2014, il cui beneficio era stato pari a 27 mln di euro) e abbonati inchiodati a quota 4.725.000 unità, esattamente come nel giugno 2014.

Ma, come scrive oggi Italia Oggi, al gruppo televisivo guidato da Andrea Zappia possono pure stappare bottiglie per il boom del reddito operativo, su del 56% a quota 86,1 mln di euro (anche grazie alla riduzione del 3,6% dei costi operativi), il consolidamento dell’arpu (ricavi medi per abbonato) a 43 euro, e per l’ottimo tasso di disdette di abbonamenti, sceso al 9,6%, minimo storico, contro il 10,3% di un anno fa. Soddisfatti pure per gli oltre 3 milioni di abbonati con MySky, i 2,4 mln di attivazioni di Sky Go (50% delle abitazioni) e gli 1,7 mln di case Sky connesse al web, con un +136% di contenuti visti in download, anno su anno.

I dati, nella loro crudezza, suscitano una immediata riflessione: la Champions league di calcio, nella stagione 2014-2015 era esclusiva di Sky (tranne che per la miglior partita del mercoledì, esclusiva di Canale 5), non è un fattore che può portare a incrementi degli abbonati Sky. Anzi, a ben guardare, gli abbonamenti Sky sono lievemente calati: dai 4.746.000 del trimestre gennaio-marzo 2015 ai 4.725.000 del periodo aprile-giugno, proprio quando la Juventus impazzava in Champions, arrivando addirittura alla finale di Berlino. Perciò si potrebbe azzardare che Sky, in Italia, ha raggiunto il suo livello massimo di clienti pay, e che, d’ora in poi, la strategia sarà solo quella di non perderli, tentando, dove sia possibile, di spremere più euro da ognuno (l’arpu, infatti, è in lievissima crescita). E non è infatti un caso che Sky abbia lanciato una massiccia strategia sul free, con Cielo all’lcn 26 del digitale terrestre, Sky Tg24 al 27 e, a breve, il nuovo canale di Sky all’lcn 8, quello ora occupato da Mtv

Bisognerà vedere se la Champions league sarà invece un fattore stimolante per gli abbonamenti a Premium di Mediaset: l’esclusiva triennale, per la quale il Biscione ha pagato 716.842.000 euro (dato indicato nel bilancio 2014 di Mediaset Premium), potrebbe convincere qualche abbonato Sky a rimodulare i pacchetti, senza disdire l’intero contratto, ma riducendo la spesa a favore di un nuovo abbonamento Premium. E potrebbe attirare nuovi clienti nel bacino Premium, per ora molto più piccolo (meno di 2 milioni di abbonati) di quello Sky.

In giugno-luglio i contratti sottoscritti con Prem i u m viaggiano a un tasso quasi triplo rispetto al bimestre giugno-luglio 2014, q u a n d o in realtà il dinamismo di Premium e r a piuttosto limitato. In generale, comunque, il mercato non si attende un particolare impatto della Champions, perlomeno non nelle dimensioni stimate dal Biscione. Alcune banche d’affari hanno però anche commentato negativamente i dati rilasciati ieri da Sky Italia: Bernstein, in parte Nomura, e soprattutto Morgan Stanley. La merchant bank americana sottolinea il calo di 21 mila abbonamenti rispetto al trimestre precedente, peggiore della previsione che dava invece una stabilità del dato; fa notare l’arretramento di 19 mila unità della voce «products», ovvero dei pacchetti sottoscritti, rispetto al periodo gennaio-marzo; ed evidenzia il rischio di un a u m e n t o d e l tasso di disdette nel trimestre luglio-settembre, come effetto della perdita dei diritti sulla Champions league di calcio. Sui conti dei prossimi mesi, però, Sky potrà anche beneficiare della riduzione dei costi: non ci sarà, infatti, la pesante voce diritti tv Champions, a botte di quasi 240 milioni di euro all’anno. Potrà perciò dirottare parte dei risparmi sulla costosa operazione nella tv in chiaro, alla conquista dell’lcn 8 (ora controllato da Viacom Italia) che porrà il mondo Sky come nuovo e reale competitor della grande tv generalista. Ricordando sempre che, nonostante la ormai cronica stabilità nel numero di abbonati, Sky Italia ha, come detto, un ebit positivo (86 mln di euro) e un arpu a 43 euro, rispetto alla Germania che, pur con abbonati in crescita, incassa nell’esercizio 2015 un ebit negativo per 15,6 mln di euro e ha un arpu in calo a 34 euro (era 36 euro un anno fa)

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