Pepe, scarpe Pepe Umbro

Umbro racconta la storia dietro le prime scarpe di Pepe. In un periodo come quello attuale in cui le sponsorizzazioni fanno da vero motore del nostro calcio non solo le società valutano quale può essere l’introito migliore, ma lo stesso fanno anche i calciatori con contratti spesso plurimilionari. Proprio per questo Umbro, famosa azienda di abbigliamento sportivo che cura anche le calzature di molti atleti, ha voluto diffondere un video su YouTube per celebrare la “Special Edition” del primo modello di scarpa del brand (aggiornato con materiali più moderni) per spiegare come un campione come Pepe abbia dovuto fare sacrifici importanti per averle.

Anche gli atleti più affermati, infatti, all’inizio della loro carriera hanno dovuto lavorare duramente per migliorare le proprie doti tecniche, ma anche per riuscire in uno sport che richiede spesso sforzi economici se si proviene da una famiglia che non ha grandi possibilità. La società di abbigliamento inglese ha così raccontato in un micro-film la storia di Anael, il padre di Pepe, difensore brasiliano naturalizzato portoghese del Real Madrid, per spiegare cosa abbia dovuto fare l’uomo per regalare al figlio le scarpette tanto sognate per dare i primi calci a un pallone.

Per comprarle, ricorda il padre, Anael ha dormito in macchina durante qualche viaggio di lavoro per risparmiare sull’hotel. Ascoltando questa storia un po’ di commozione è quindi inevitabile e diventa anche piuttosto difficile riconoscere in questo racconto il ritratto di un campione come Pepe, diventato famoso per l’atteggiamento roccioso quando scende su un campo di calcio.

Ad ammetterlo è stato anche Paul Nugent, vice presidente del marketing Umbro: Volevamo raccontare una storia in modo semplice, onesta e autentica. Ne è venuta fuori una conversazione senza alcun copione tra un padre e un figlio e una nuova immagine di Pepe e del calciatore moderno in generale”. Questa storia potrà quindi essere un monito importante per i tanti bambini che sognano di diventare calciatori famosi, ma che spesso pensano che il loro sogno non possa realizzarsi a causa dei soldi che in casa non bastano mai. Il calcio, infatti, deve essere soprattutto un sogno che si riflette negli occhi dei più piccoli.

PrecedenteDiritti TV, la Serie A è la meno equa in Europa
SuccessivoPsg, la Citroën punta su Di Maria per conquistare l’Argentina
Giornalista, laureata in Linguaggi dei media all'Università Cattolica di Milano. Esperienza soprattutto in siti internet e qualche incursione in TV e sulla carta stampata.