Il contratto da 60 milioni firmato con Chevrolet, il Manchester United è diventato il club con lo sponsor di maglia più ricco in Europa. Ma non è stato l’unico effetto ottenuto. Perché gli altri club si stanno muovendo di conseguenza, per avvicinare i Red Devils o addirittura superarli.
La spaccatura sembra inevitabile e sarà sempre più profonda: chi avrà appeal potrà contrattare accordi migliori, chi non ne avrà resterà al palo. E nella seconda fascia c’è il nostro calcio.
L’offensiva bavarese: 40 milioni all’anno
Il Bayern Monaco è stato il primo club a reagire ai mega contratti dello United. Da una parte, è riuscita a spuntare un contratto migliore con Adidas, che dopo aver ricoperto d’oro gli inglesi con un accordo da 94 milioni di euro a stagione, ha visto il proprio contratto rivisto molto al rialzo, passando da 25 a 60 milioni di euro annui. Ma il club tedesco non si è certo accontentato, passando a rinegoziare i termini con lo sponsor istituzionale Deutsche Telekom.
La compagnia telefonica tedesca aveva già ampliato nel 2012 il suo accordo di sponsorizzazione di maglia fino alla fine della stagione 2016-17 per la somma di 30 milioni a stagione. Il Bayern, con un anno di anticipo, ha deciso di anticipare il rinnovo della propria partnership con la firma di un nuovo accordo quest’anno. Ora Deutsche Telekom è si è legata al club fino al termine della stagione 2022-23. Secondo le informazioni che sono trapelate sulla stampa tedesca, Deutsche Telekom avrebbe aumentato lo uno sforzo finanziario firmando un nuovo contratto tra i 35 e i 40 milioni a stagione a stagione con il club bavarese.
In attesa dei “boom” di Manchester City e Barcellona
Grazie al nuovo accordo, il Bayern è terzo nella classifica europea: davanti a loro c’è il Chelsea, che sul finire della scorsa stagione, dopo una lunga trattativa con la Turkish Airlines, ha chiuso un contratto da 55 milioni all’anno con l’azienda produttrice di pneumatici giapponese Yokohama.
Ma altre due squadre stanno preparando il sorpasso: il Manchester City e il Barcellona. I cugini dello United, dopo la sponsorizzazione gonfiata in bilancio di Etihad che ha causato la sanzione a livello di Fair Play Finanziario, stanno da mesi trattando con la stessa compagnia aerea un rinnovo faraonico. Nulla è ancora ufficiale, ma le cifre che girano sono importanti. Ma vanno giustificate proprio alla luce del fair value, del valore equo della sponsorizzazione richiesto come da parametro dalla Uefa. Ecco perchè l’idea è quella di stilare un contratto da 112 milioni di euro, sottoforma di “pacchetto” che comprenda come già accade oggi la sponsorship di maglia e i naming rights dello stadio, magari mettendoci dentro anche il nuovo centro tecnico del club inaugurato da pochi mesi.

Una trattativa che porterebbe il City a vincere la sfida in Premier sui ricavi più alti e Etihad ad accorciare il passo verso Emirates, che in questo momento in Europa per lesponsorizzazioni tra Psg, Arsenal e Real Madrid domina il mercato degli investimenti arabi con il 63% dei 238 milioni di euro spesi.
Lo schema maglia/stadio vorrebbe seguirlo anche il Barcellona. Il club campione d’Europa in carica è quinto nella classifica europea, con 36 milioni all’anno percepiti dalla Qatar Airways. Le parti si sono incontrate per trattare il rinnovo a 60 milioni all’anno: maglia e naming rights del Camp Nou.
I rinnovi non rilanciano l’Italia
Se da sola la Chevrolet versa 60 milioni all’anno a una sola squadra inglese, in Italia il valore totale delle sponsorizzazioni arriva a 92 milioni. Come analizzato da Calcio&Finanza, a comandare la classifica non c’è nessuna big del campionato, ma il Sassuolo. La squadra di proprietà di Giorgio Squinzi, numero uno di Mapei, si garantisce 22 milioni di euro all’anno dall’azienda leader nel settore chimico. Di fatto, si tratta di una sponsorizzazione legata alla proprietà, che non avrebbe avuto lo stesso valore se si fosse trattato di un altro sponsor non legato all’azienda.
Dietro, le due big del nostro campionato: Juventus e Milan. Entrambe hanno visto i contratti rinnovati a 17 milioni di euro annui: un floor al quale possono essere aggiunti 3 milioni di tetto massimo di bonus. La distanza con il resto d’Europa resta ancora molto grande.