Calcioscommesse giro affari – Su 69 Paesi asiatici, solo otto hanno un sistema regolamentato riguardo il gioco e le scommesse. Gli altri 57 basano il tutto su un sommerso che, solo nel 2010/11, ha prodotto un giro d’affari di 90 miliardi di dollari.

I numeri, provenienti da uno studio elaborato da Agipronews e presentato da Patrick Jay, esperto della società di consulenza Regulus Partners, sono emersi durante l’evento “Betting on Football” di Londra. Una piaga che, secondo il report, “ha trovato enorme sviluppo grazie alla forte connotazione tecnologica dei cittadini asiatici e il loro rapporto stretto con gli smartphone. Una tendenza che si coniuga alla perfezione con l’offerta di gioco – tra scommesse, lotterie e altro – concepita proprio per coloro che utilizzano il telefono come fosse un pc”.

Dirty Money e la cassaforte di Panama

I siti web spesso sono delle coperture per il passaggio di denaro dei broker, un tunnel tecnologico nel quale transitano i soldi utilizzati per corrompere giocatori, arbitri, dirigenti e truccare gli eventi sportivi in tutto il mondo. Il report della Regulus Partners traccia anche il passaggio di denaro del recente scandalo “Dirty Soccer”.

Come spiega Agipronews, l’Agenzia di Stampa Giochi e Scommesse, l’organizzazione raccoglieva i soldi tra i “soci”, inviava gli emissari in Italia o in altri Paesi per corrompere e alterare le gare, si passava poi a puntare somme ingenti su siti illegali, magari grazie a prestanome o comunque garantendo l’anonimato dei veri “gambler”. Infine l’ultima fase, quella dell’incasso attraverso il trasferimento dei proventi a una società paravento di Panama che faceva da cassaforte, gestita da un team di contabili il cui compito era quello di calcolare i profitti (altissimi) dei diversi ‘soci’ del malaffare.

Un malaffare che in continua evoluzione. Tanto che, allo scoppio di ogni scandalo, muta modo di operare. Ora non si tratta più di puntare sui risultati finali, ma sui parziali, specialmente su un alto numero di gol. E su gare di campionati minori, con una bassa copertura da parte dei media.

Il sistema di monitoraggio delle gare

Per arginare il problema, uno dei sistemi è quello del monitoraggio delle gare e dei flussi anomali di denaro sulle scommesse. In Italia, della questione si occupa ad esempio Sportradar, che collabora con Serie A, B e Lega Pro. “In Italia si è puntato molto sulla prevenzione, sui tour educativi e sui workshop fra i giocatori, in particolare nelle giovanili – spiega Tom Mace, dirigente di Sportradar – con l’obiettivo di informare e mettere in guardia i protagonisti dello sport. Iniziative del genere, purtroppo, non sono una garanzia assoluta, ma i club hanno fatto tutti gli sforzi necessari. Nei casi accertati di combine le sanzioni sono state dure, hanno dato un messaggio forte. La fiducia e la reputazione si basano sulla trasparenza e sulla decisione: le leghe di calcio italiane hanno mostrato a più riprese di avere queste qualità e sono certo che alla fine questo sarà decisivo a vincere questa partita contro i truffatori”.

“L’industria delle scommesse ai nostri giorni si fonda su due fattori: la velocità e l’accuratezza delle informazioni – dice ancora Mace – non solo per i vantaggi commerciali, ma per proteggere l’integrità dello sport”. Altro punto di forza per tenere a bada i “furbetti” è “il lavoro a stretto contatto con le autorità nazionali. I “fixer” aggiornano ed elaborano di continuo i metodi per garantirsi profitti illeciti, noi facciamo un lavoro analogo, investiamo in aggiornamenti per assicurare che si chiudano le porte alle combine nel minor tempo possibile”.

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Classe 1984. Siciliano di nascita, romagnolo d’adozione, giornalista sportivo per vocazione. Tanta stampa locale (Corriere di Romagna, Resto del Carlino), poi il salto a Milano: master “Tobagi”, Sky.it, Libero, Linkiesta, Pagina99.