La Supercoppa Italiana continua ad essere un caso ad un mese e mezzo dalla gara disputata a Shanghai e vinta dalla Juventus sulla Lazio. Nata male, svoltasi peggio e conclusa (non ancora) con una vicenda che sa di beffa, oltre al danno della pessima regia e dell’immagine non particolarmente brillante del nostro calcio veicolata all’estero a causa di una organizzazione che è sembrata approssimativa.

Oggi Tuttosport con due colonne di taglio basso lancia l’ennesimo caso legato al terzo trofeo nazionale: il presidente della Lega, Maurizio Beretta, è ancora in attesa del compenso pattuito con la società cinese che ha organizzato l’evento sportivo, la United Vansen Sport.

Non si tratta di una cifra monstre – scrive il quotidiano torinese -, visto che l’ammontare è di 3,3 milioni, ma la Lega terrebbe per sé soltanto 300 mila euro mentre il resto della somma sarebbe suddivisa in parti uguali tra i due club: vale a dire, 1,5 milioni alla Juventus e 1,5 milioni alla Lazio. 

C&F aveva già avuto modo di analizzare l’evento, che è stato tutt’altro che un affare per le due squadre, visto che i compensi sono oltretutto scesi rispetto all’edizione 2014.

E così Beretta deve metterci la faccia con i presidneti delle due società, Andrea Agnelli e Claudio Lotito, che giustamento rivendicano il rispetto di quanto pattuito. Ma se i cinesi non saldano il conto, la Lega non ha le risorse per provvedere a pagare i due club.

Insomma, la Supercoppa a Shanghai rischia di trasformarsi in una grande beffa: oltre al disagio della trasferta, che Juventus e Lazio hanno affrontato anche per il ritorno economico, a questo punto c’è il serio rischio che non vengano rispettati gli impegni contrattuali e i soldi sfumino.

Nonostante questo la Lega non sta minimamente ripensando alla strategia di portare l’evento all’estero. Per i prossimi anni la Lega e Infront stanno considerando altre opzioni, badando non soltanto ai soldi ma anche alla qualità degli organizzatori: Australia, Canada e Qatar le probabili mete.

Rimane un dubbio atroce di natura economico-sportiva. Perchè insistere a veicolare all’estero l’immagine di un calcio che come primo problema dovrebbe risolvere quello di ritrovare appeal in Italia? Perchè se gli stadi sono vuoti un motivo c’è, e forse prima di offrire spettacoli ai tifosi asiatici bisognerebbe pensare prioritariamente a quelli italiani che sono poi coloro che domenicalmente riempiono gli stadi. E che invece si stanno sempre più allontanando.

In altre parole: se la Premier League pensa di portare alcune partite all’estero con riempimento medio degli stadi superiore al 95% la ragione economica evidente, ma con una serie A che rischia quest’anno di avere meno di 19 mila spettatori tutto ciò deve essere visto in un’ottica diversa.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting