Lo scenario macroeconomico mondiale (in particolare il caso cinese, i consumi in calo e le fluttuazioni monetarie sfavorevoli al dollaro) non frenano la crescita di Nike che nel primo trimestre dell’anno fiscale 2015-2016 (chiude a maggio dell’anno prossimo) annuncia i migliori numeri di sempre. E guardando al calcio vien da dire che l’addio a Juventus e Manchester United non si fa assolutamente sentire.
Gli ordini a parità di cambio sono cresciuti del 17% e ieri all’annuncio dei conti il gruppo dell’Oregon ha guadagnato dieci punti percentuali arrivando ad una valutazione record di 107 miliardi di dollari (31 volte gli utili dell’ultimo anno fiscale). Adidas vale meno di 15 miliardi di euro, Puma 2,7 miliardi.
Proprio dalla Cina è arrivato un +27% (il doppio rispetto alle attese) e il Paese asiatico si conferma secondo mercato dopo gli Usa (che coprono il 41% dei ricavi).
I ricavi del gruppo tra giugno e agosto sono cresciuti del 5,4% a 8,41 miliardi di dollari, a causa della forza del biglietto verde sulle altre valutemondiali, ma i profitti hanno marcato un passo più veloce: 1,18 miliardi il 23% in rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Gli utili sono saliti più delle vendite grazie al successo delle collezioni di abbigliamento donna, all’incremento delle vendite online e al calo della pressione fiscale. Il tax rate del gruppo è sceso al 18,4%, dal 21,7 dello stesso trimestre 2014.