Il gruppo Zucchi, di cui il portiere della Juventus e della Nazionale, Gigi Buffon, è il principale azionista con il 56,2% del capitale, si gioca sul filo del rasoio le ultime due settimane per evitare il fallimento. La data fatidica è infatti il prossimo 20 ottobre, quando dovrà essere presentato  il piano per dare il via libera al «concordato in bianco».

Nel progetto di salvataggio, secondo quanto riportato oggi da Il Sole 24 Ore, l’elemento  portante sarà l’ingresso sulla scena di un  investitore in grado di iniettare capitali freschi e di venire incontro alle richieste delle banche (in particolare UniCredit, Intesa Sanpaolo  e Banca Popolare di Milano) esposte per circa 80 milioni di euro. Su quest’ultimo fronte, quello della ricerca di un nuovo azionista, sta lavorando ormai  da  qualche mese  l’advisor  Ernst  & Young,  che  avrebbe  in corso  colloqui  con  due fondi di turnaround. Uno di questi, secondo le indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, sarebbe il fondo britannico  specializzato nei  turnaround  sui  marchi, Emerisque.

Le  discussioni  sono  in corso, ma non è detto che  vengano finalizzate in modo positivo. Nelle due settimane che mancano alla scadenza, si cercherà di arrivare alla sottoscrizione di un  accordo preliminare. Proprio Ernst & Young è riuscita  nell’impresa,  una  settimana fa, di trovare un investitore  per  Mascioni,  controllata di Zucchi: Phi  Asset  Management  Partners, un fondo finanziato da investitori istituzionali europei specializzato  in  acquisizioni di imprese in difficoltà, con sede a Madrid.

Phi ha acquisito, lo scorso 2 ottobre, dalla Zucchi l’intera partecipazione detenuta nel capitale della Mascioni a un prezzo di 150mila euro. Tuttavia la partita  su  Zucchi  appare più complessa. In questa corsa contro il tempo per il salvataggio si starebbe muovendo a tutto campo l’amministratore delegato Giovanni Battista Vacchi. A giorni potrebbero essere annunciate delle novità. Di sicuro l’attuale compagine azionaria è destinata a mutare.  Attualmente oltre a Buffon con il 56,2% delle azioni figurano le banche creditrici: cioè Unicredit con il 4,7%, Intesa Sanpaolo con il 3,4% e Banca Popolare di Milano con il 2,5%. Tuttavia l’ingresso di un nuovo azionista, se il salvataggio sarà realizzato in zona Cesarini,  porterà gli attuali soci a diluirsi in forza dell’aumento  di capitale che dovrebbe essere lanciato.

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