Il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, torna a ribadire con forza la regolarità del finanziamento da 15 milioni da lui ottenuto in Svizzera e poi utilizzato per ricapitalizzare il Genoa e rendere così possibile l’iscrizione al campionato di Serie A 2015/16. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il numero uno rossoblu ha sottolineato che non corrisponde al vero l’ipotesi secondo cui quel finanziamento sarebbe stato erogato da Infront. «Non è assolutamente vero», ha affermato Preziosi, «Si tratta di un versamento di 15 milioni effettuato in tre tranche da un mio conto svizzero, regolarmente dichiarato al fisco italiano. Forse non tutti lo sanno ma io da 9 anni sono residente a Lugano. Sono sereno, ho ricevuto un prestito da una società finanziaria che dovrò rimborsare con gli interessi. L’operazione è trasparente ma lascio agli inquirenti il corso delle indagini».
Preziosi si guarda bene però dal dire qual è la società finanziaria che gli ha prestato i 15 milioni necessari a ricapitalizzare il Genoa. Ed è proprio su questo punto che la Procura di Milano vorrebbe fare luce.
Secondo l’avvocato Grassani il Genoa non rischia nulla
Il Genoa non corre rischi, anche nell’eventualità che l’inchiesta della magistratura milanese
dovesse effettivamente accertare un comportamento illecito da parte di Enrico Preziosi. A tranquillizzare i tifosi genoani è sceso in campo l’avvocato bolognese Mattia Grassani, il maggior esperto italiano di diritto sportivo che ha recentemente patrocinato la società rossoblù davanti al tentativo del procuratore federale Palazzi di riaprire il processo relativo a Lazio-Genoa.
«Non c’è dubbio alcuno che il Genoa sia in assoluta sicurezza», ha spiegato Grassani a Repubblica, «No, non corre alcun rischio nemmeno nell’ipotetico caso che dovessero essere provate le responsabilità di Preziosi».
Grassani parla in generale, interpretando però le normative che regolamentano il diritto sportivo. «Questa è una vicenda penale molto delicata di cui non conosco i dettagli e dunque non ho gli elementi per giudicarla. Ma per quanto concerne il Genoa, ai tifosi
dico che possono restare tranquilli: non ci sarà alcuna conseguenza. Sono due iter autonomi, sarà eventualmente il legale rappresentante a risponderne a titolo personale».
Estremizzando il concetto si può dire che un presidente che per iscrivere la sua squadra al campionato fa una rapina in banca, poi verrà processato e condannato, ma l’iscrizione al campionato resta valida? «Proprio così. Se i soldi non sono falsi l’iscrizione è sempre regolare, anche se dovessero provenire da usura o sfruttamento della prostituzione. Poi, è chiaro, il presidente in questionene dovrà rispondere allo Stato. E anche, ma a titolo personale, alla giustizia sportiva per violazione dell’articolo 1 quello dei principi di lealtà e probità».