Calcio per diffondere tecnologia in un Paese come la Gran Bretagna che punta a crescere investendo in infrastrutture. Questa la strategia di Bt ovvero l’ex monopolista British Telecom, che ha puntato sui contenuti sportivi come specchietto per le allodole per attirare nuovo pubblico.
Il caso è ben analizzato oggi da Edoardo Segantini su Corriere Economia in un articolo a cui si possono aggiungere ulteriori elementi legati alle scelte in materia di sport, calcio e diritti televisivi, in cui si evidenzia come la concorrenza ha spinto l’operatore storico, guidato da Gavin Patterson, ad affrontare, prima di altri europei come Telecom Italia, una cruciale modificazione genetica: diventare un provider televisivo.
Bt Sport ha l’esclusiva di Champions League (della specifica app C&F aveva parlato qui) , Europa League e delle partite di cricket, popolarissimo nel Regno Unito, scrive Corriere Economia, ma – aggiungiamo noi di C&F – anche della Serie A e della Bundesliga oltre ad una serie di campionati come la A Australiana, la Premier league scozzese ed altri.
Perchè questa strategia? In un paese con una altissima presenza di stranieri, tra cui moltissimi professionisti (anche dai paesi del Commonwealth) è evidente come questo tipo di strategia miri molto a conquistare questo tipo di pubblico che una volta arrivata nel nuovo Paese deve scegliersi un adeguato collegamento domestico alla broadband.
Relativamente alla Premier league inglese, invece, Bt trasmette 38 partite (per lo più quelle del sabato all’ora di pranzo anche se in certi periodi dell’anno, soprattutto quello natalizio, si allarga ad altri orari), ma bisogna ricordare che non tutto il campionato inglese va in diretta tv in Inghilterra e anche Sky non trasmette tutto ma solo 4-5 partite ogni week end (e con una rigida divisione che lascia spesso fuori dai palinsesti anche i grandi club): questo per difendere gli incassi da stadio delle società.
Ciò che conta tuttavia è la strategia di fondo: il pacchetto è offerto gratis a chi si abbona a Infinity (in connessione superveloce) e serve ad attrarre il pubblico verso la banda ultralarga. Insomma, l’investimento fatto in diritti televisivi non è fine a sè stesso ma ha un obiettivo indiretto: non solo pubblicità quindi ma anche servizi di connessione. Lo sport non è un fine ma i contenuti diventano un fattore distintivo.
Bt non è nient’altro che l’ex monopolio telefonico British Telecom, e da trent’anni è protagonista di un colossale esperimento con l’obiettivo di aprire alla concorrenza il mercato della comunicazione.
Il regolatore Ofcom non lo ha difeso come altrove succede imponendogli di diventare a tutti gli effetti una impresa di mercato sottoposta ad una concorrenza paritaria con gli altri player.
Misure pesanti che in passato l’hanno costretto a cedere la telefonia mobile, recentemente ricomprata con l’acquisizione dell’operatore Ee (Everything Everywhere).
“Malgrado l’asprezza dei rimedi – scrive Corriere Economia -, o forse grazie a quella, la grande cavia di Londra ha sviluppato nuovi cromosomi competitivi, in un mercato digitale tra i più evoluti. Oggi Bt sta sperimentando la Nga2, una seconda rete di nuova generazione che dovrebbe portare a gran parte degli inglesi, nei prossimi dieci anni, connessioni Internet a 300/500 mega sia su doppino di rame che su fibra ottica”.
L’attenzione è concentrata su piccoli comuni come Huntingdon, una cittadina di 24 mila abitanti a nord di Londra, in cui vengono testate le tecnologie che danno nuova vita al vecchio rame, come il G-Fast.
Diversamente dall’Italia, in Inghilterra operano potenti società via cavo tipo Virgin, che offrono sia tivù che Internet veloce. Ed esercitano una crescente pressione competitiva, che spinge gli operatori di telecomunicazioni (non solo Bt) a darsi da fare.
Pochi dati per descrivere il mercato: 23 milioni di connessioni a banda larga (90% della popolazione), con velocità fino a 25 mega, e 8 milioni di linee a banda ultralarga (metà delle quali fornite dagli operatori televisivi via cavo e un quarto da Bt), per il 30% della popolazione.
Ora con Nga2 si vuole contrastare la performance offerta da Virgin, che già oggi assicura 145 mega agli utenti della sua rete di tv via cavo. E ha il vantaggio di usare una tecnologia (Docsis), più facilmente potenziabile di quella telefonica. Due osservazioni finali.
Ovviamente stiamo parlando di un Paese in cui lo scenario è avanzato, con contributo decisivo dato dal passaggio al digitale della pubblica amministrazione, in atto già da anni in Inghilterra.
Quanto all’azienda, l’esperienza di Bt dimostra come gli ex monopolisti possano cavarsela egregiamente anche in condizioni di «concorrenza regolata» molto dura. “Vista da Londra – sentenzia Corriere Economa -, l’Italia è ancora lontana: sia nel pubblico che nel privato”.