Quanto incide il monte ingaggi sulla qualificazione Champions? Essere nelle prime quattro posizioni della classfica della massa salariale totale per un club di Premier League dà l’82,15% di possibilità di qualificarsi a fine anno per la Champions League, partire invece nelle prime tre posizioni permette nel 90,47% dei casi di arrivare tra le prime quattro a maggio.

In altre parole, dei 56 posti disponibili 46 sono andati alle squadre con i 4 livelli salariali più alti. Non mancano chiaramente le eccezioni, ma complessivamente la squadra con il livello maggiore ha centrato la qualificazione 12 volte su 14, la seconda 11 su 14 e la terza 13 su 14. Chi invece ha iniziato il campionato al quarto posto per monte ingaggi si è poi qualificato 10 volte su 14 alla Champions League.

Solo in 3 occasioni sono riuscite a qualificarsi alla Champions le squadre che stavano sotto il sesto posto mentre la quinta e la sesta si sono divise rispettivamente quattro e tre piazzamenti.

Lo scorso anno le squadre che pagavano di più erano Chelsea, Manchester City, Arsenal e Manchester United. E tutte si sono qualificate per la Champions, come da regola.

L’eccezione del 2013-2014 era stata invece il Manchester United. I Red Devils, affidati a David Moyes dopo l’addio di Alex Ferguson, erano la squadra al top per monte ingaggi ma come noto non riuscirono a qualificarsi per la Champions (nè per l’Europa league, in realtà).

In quell’anno il Liverpool 2013/2014 (quinto nella classifica salariale) arrivaò secondo per il rotto della cuffia trascinato da Suarez che non bastò per vincere il titolo finito al Manchester City e stabilì il record di punti fatti da una squadra non piazzata nelle top four degli ingaggi (84).

Era dal 2000-2001 (fu il caso del Chelsea) che non accadeva che la squadra che più spende in ingaggi non finisse nelle top four.

Andando a ritroso si trova che di fatto nelle ultime stagioni vi è mediamente una sola eccezione. Ovvero solo una squadra non posizionata tra i primi 4 per monte salari riesce ad arrivare nei primi quattro in classifica.

Nessuna sopresa nel 2013 mentre nel 2012 il Tottenham sesto per ingaggi arrivò quarto, nel 2011 e nel 2010 all’Arsenal che partiva quinto nella classifica salariale ed arrivò quarto e terzo in Premier. Sempre nel 2010 Tottenham quarto e settimo per ingaggi.

Tra gli outsider, tuttavia, nel 30% dei casi le squadre sono state poi estromesse dalla Champions League prima dei gironi. Quando il Tottenham arrivò quarto nel 2011-12 dovette lasciare per regolamento il suo posto al Chelsea in quanto campione d’Europa (i blues erano arrivati sesti in campionato). Nel 2004-2005 l’Everton arrivò quarto dal basso dei 31 milioni di sterline di stipendi pagati (ottavo) ma cadde nei play off così come nel 2003 successe al Newcastle United.

 

Interessante pure vedere il peso dell’inflazione sugli exploit: se al Newcastle nel 2003 bastavano 45 milioni per essere settimo e centrare la zona Champions nel 2010 il Tottenham pagava il doppio: 90 milioni di sterline per ottenere gli stessi risultati.

Se da una parte questa rilevazione può sembrare scontata (chi più paga più vince) dall’altra è invece interessante capire come comunque l’accesso alla Champions non è precluso alle squadre con masse salariali inferiori. In questo senso la stagione attuale di serie A, con la sua elevata incertezza e le difficoltà dei due primi club per salari come Juventus e Milan promette grandissima battaglia e sorprese dietro l’angolo.

 

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting