“Tavecchio è un oste della malora ma nella bettola entra brutta gente”. Così, questa mattina su Il Giornale, chiude il suo pezzo Tony Damascelli. Il presidente Figc in questi mesi è stato colto in fallo più volte: ebrei, omosessuali, negri e anche l’handicap di essere donna. Ognuno giudicherà da sé, quel che è chiaro è che in vista delle elezioni Figc che si terranno a giugno è iniziato l’anno del fango.

«È un attacco politico», è la replica di Tavecchio riportata da Repubblica. E forse stavolta ha ragione. Ma intanto quelle parole le ha dette, e i nemici gongolano. Ma chi sono questi nemici? La domanda è interessante, anche perché dalla sua risposta dipende buona parte di quello che accadrà nei prossimi mesi alla governance della “sesta azienda italiana” per fatturato e indotto.

Sullo sfondo di questa vicenda di veleni e tradimenti e parole fuori controllo c’è infatti la campagna elettorale per il rinnovo della presidenza Figc (previsto entro la fine del prossimo anno).

Tutti i giornali sono sulle dichiarazioni di queste ore e snocciolano le “gaffe” del presidente – lo fa in particolare Luca Telese su Libero, che si difende dicendo di essere vittima “di un’intervista manipolata” e nel frattempo avrebbe lanciato la caccia al Corvo, il suo detrattore che dall’interno starebbe manovrando per destabilizzarlo.

La nuova bufera è nata perchè Massimiliano Giacomini ha pubblicato sul suo sito Soccerlife.it alcune frasi a sfondo razzista su Tavecchio e non solo.

Chi è Massimiliano Giacomini? Ufficialmente l’editore del sito Soccerlife.it, ma anche – come scrive Repubblica – un cacciatore di fondi federali e grande frequentatore di corridoi, burocrati e stanze dei bottoni, che si era appena visto rifiutare, direttamente dal presidente, fondi per 150 mila euro.

Tavecchio in un dialogo con Giacomini registrato e diffuso racconta di aver comprato la sede della Lega «da quell’ebreaccio di Anticoli», e aggiunge: «Non ho niente contro gli ebrei, ma meglio tenerli a bada».

Sempre Telese riporta la battuta sulle donne sentita mesi fa: “Si pensava che fossero handicappate rispetto al maschio, ma abbiamo riscontrato che sonomolto simili”. E sempre a sfondo sessuale è l’altra boutade: “Tenete lontano da me gli omosessuali“.

In principio fu Optì Pobà: “Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua i soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare. Invece noi in Italia diciamo che Optì Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così…”.

A questo punto il: «Siamo a buon punto, lo stiamo per beccare», frase attribuita a Tavecchio e riportata da Repubblica diventa più che altro una dichiarazione di guerra aperta, a cui i nemici hanno risposto con tempestività disarmante.

Nel frattempo Giacomini pubblica anche la notizia di un contratto stipulato tra Tavecchio e una ditta fondata appena due mesi prima dal presidente della Pontelambrese (Tavecchio è di Ponte Lambro) Federico Laiso. Il dirigente sportivo veniva assunto dalla Figc, tramite quel contratto – 57mila euro per due anni – come “responsabile della logistica del presidente”.

Spiegano dalla Figc: l’attività di Laiso è quella di autista di Tavecchio per i tre giorni alla settimana in cui il presidente si muove — per fini istituzionali — per il Nord Italia.
Tavecchio si è rivolto a un analista informatico della guardia di finanza, ha fatto bonificare i pc dei dirigenti e della cerchia più ristretta e avviato un’inchiesta interna. Che, a quanto pare, era giunta proprio sul punto di svelare non solo l’identità del Corvo, ma anche quella dei suoi mandanti. Che evidentemente, però, sono stati più veloci.
Un anno all’insegna dei veleni
Ancora Repubblica ricostruisce la situazione geopolitica in cui gli schieramenti non sono ancora ben definiti. Di certo, a volere la testa di Tavecchio, in queste ore, sono tantissimi, praticamente tutti. Tranne la pedina decisiva: Giovanni Malagò e il suo Coni. Inizialmente ostile ( «Tavecchio ha troppe cam- biali da pagare», aveva dichiarato in piena campagna elettorale), Malagò si è lentamente avvicinato a Tavecchio, fino a diventarne il principale, se non unico, sostegno.
Dall’altra parte, le schiere dei nemici sono foltissime e temibili: gli ex vertici della Figc, i resilienti Giancarlo Abete e Antonello Valentini; gli aspiranti nuovi king maker Francesco Ghirelli e Gabriele Gravina, entrambi naviganti di lungo corso delle acque federali; e i politicizzati, sparuti manager che fanno riferimento agli ambienti esterni al palazzo, e che guardano con simpatia all’Associazione calciatori di Damiano Tommasi che da qualche tempo ha smesso di partecipare anche alle sedute del consiglio federale.
È all’interno di queste tre aree che Tavecchio e i suoi stanno cercando in queste ore il mandante dell’attacco di Giacomini. Attacco che, è il loro timore, difficilmente resterà isolato tra dossier e intercettazioni.
Il prossimo mese sarà decisivo per stabilire il destino della Lega Pro (attualmente commissariata per dissesti di bilancio). Le elezioni sono previste per il 22 dicembre e chi le vince si mette in tasca il 17 per cento dell’intero sistema calcio. Per la prima volta nell’ultimo decennio, fiaccata dagli scandali e dalle inchieste penali, la catena di comando Galliani-Infront-Lotito, quella che Tavecchio l’ha prima imposto e poi difeso, appare in enorme difficoltà. E basta un niente per fare scacco matto.
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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting