Rai pay per view. La Rai tornerà presto al tavolo dei diritti sportivi. Obiettivo è acquisire eventi di pregio che la tv pubblica punterebbe a vendere agli italiani attraverso una nuova Rai pay per view (sempre se sarà autorizzata dal nuovo Contratto di Servizio che l’azienda discuterà a breve con il governo Renzi). I documenti di lavoro sul tavolo del nuovo vertice guidato dal direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, citano il modello della tv on demand e indicano lo sport, e in particolare il calcio e il tennis, uno dei contenuti di qualità che si cercherà di acquisire e vendere.

Campo Dall’Orto vuole dunque portare la nuova Rai pay per view ad incrociare i guantoni con Mediaset e Sky sul terreno dei grandi eventi sportivi a pagamento. Per prima cosa la Rai dovrebbe chiedere al governo il via libera a entrare nel segmento della pay-per-view, utilizzando sia il modello TVoD (la tv on demand appunto) sia il modello SvoD con un catalogo offerto in cambio di un mini-abbonamento mensile sul modello di Netflix.

Per farlo la nuova Rai pay per view, oltre a film e fiction, intende puntare forte sul calcio anche al di là dei suoi storici punti di forza (Nazionale e Coppa italia). Nel radar di Viale Mazzini – ma qui siamo a livello di ipotesi – potrebbe finire il Pacchetto D che la Lega Calcio ha messo all’asta quest’anno e che sia Sky e sia Mediaset hanno scansato, anche per gli alti costi iniziali.

Il Pacchetto D – che è poi finito a prezzo di saldo alla Infront, consulente della Lega nella partita dei diritti comprende 114 gare della Serie A, tre per ogni giornata. Tutte da trasmettere attraverso Internet. Se davvero la nuova Rai pay per view prenderà la Serie A (il piano di Campo Dall’Orto richiede 5 anni per andare a regime), allora si farà più forte la sfida al gruppo Berlusconi e alla stessa Sky.

Questa, dunque, è la strategia di medio lungo periodo. Nel breve periodo, il direttore generale ha un compito diverso: realizzare, se possibile, la riforma dell’informazione. Il Piano – già approvato dal precedente cda e dalla Commissione parlamentare di Vigilanza prevede di accorpare il Tg1, il Tg2 e Rai Parlamento nella Newroom 1; il Tg3, RaiNews24 e la testata regionale Tgr nella Newsroom 2.

Dopo settimane di studio, Campo Dall’Orto porterà la riforma dell’informazione all’esame del prossimo cda, il 26 novembre. In quella sede, il dg metterà in guardia i consiglieri dal rischio di una battaglia sindacale dura, visto che l’unificazione di 6 testate in due sole porta con sé decine di esuberi tra i cronisti.

La cifra di 250 esuberi – ipotizzata dal sindacato dei giornalisti Usigrai, furioso – è sovrastimata, dicono le prime simulazioni della tv di Stato. Ma certo sono in discussione decine di posti, soprattutto tra i “quadri” dei telegiornali (capiredattori, vice capiredattori, capiservizio).

Per evitare di fronteggiare scioperi a ripetizione, la Rai ha bisogno di mettere in campo degli strumenti soft e concordati, come gli esodi incentivati. Più delicata la posizione dei contrattisti a termine che affollano oggi i programmi di rete e le rubriche dei Tg, destinati a sicuro ridimensionamento.

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