La tv dal tutti contro tutti ad una strategia più consapevole, ragionata, in cui le specializzazioni portano risultati alla luce di piani distinti. Un’ampia analisi del fenomeno, in cui il calcio ricopre un ruolo centrale per il grande richiamo dei suoi eventi, è stata dedicata dal periodico Tv Key, che si addentra nelle strategie future dei vari emittenti.

Ripercorrendo la storia dell’evoluzione tecnologica che ha sconvolto il mercato televisivo nell’ultimo ventennio, possiamo distinguere due fasi distinte. La prima potremmo definirla quella dell’entusiasmo tecnologico e del tutti contro tutti. È stato il momento in cui ogni tecnologia trasmissiva sembrava voler prendere il sopravvento sulle altre: la web tv, con la sua anima libera, sulla televisione terrestre o satellitare, inchiodata irreparabilmente ai palinsesti; la mobile tv, esaltazione massima della portatilità, contro il gigantismo dell’home theater casalingo.

Ma è stata anche la fase in cui la nascente tv digitale terrestre si è dedicata alla rielaborazione dei modelli di programmazione monotematica e Pay Tv già proposti da tempo dalla piattaforma satellitare; quella in cui la mobile tv si è ampiamente nutrita dei contributi provenienti dal web, come YouTube, e con le killer application figlie della televisione tradizionale (pensiamo alla campagna pubblicitaria dell’operatore 3 Italia che, con La3, proponeva i Mondiali di calcio FIFA 2006 in esclusiva sui suoi videofonini DVB-H e UMTS); quella delle prime querelle sulla liceità o meno di proporre online, su blog e canali video amatoriali, contributi provenienti dalle televisioni terrestri e satellitari.

Fino all’estremo delle televisioni a pagamento ritrasmesse in modalità free in streaming da siti internet pronti a sparire qualche minuto dopo la conclusione della partita di calcio o del Gran Premio di Formula Uno. Nel frattempo anche il televisore, ormai non più elettrodomestico ma terminale sempre più intelligente, si trasformava nelle forme e nelle funzionalità, per rinnovare il proprio ruolo di focolare domestico elettronico: dal formato 4:3 a quello panoramico; dal tubo catodico al plasma, poi LCD, poi LED, poi Oled…; da ‘mòbile’ senza vita (per distinguerlo dal mobìle) coperto dall’immancabile centrino ricamato, a fonte prima di spettacolo grazie alla qualità del DVD prima e del Blu-ray Disc dopo, dell’Alta Definizione e del 3D.

La seconda fase invece – quella attuale – rubando parte del titolo di un famoso libro di Italo Calvino, potremmo definirla dei ‘destini incrociati’, o più semplicemente la fase delle grandi convergenze televisive. Quella che abbiamo appena cominciato a vivere e che non sappiamo ancora dove ci porterà veramente.

Netflix Diritti tv

LA TV… UNICA Non è solo l’apparecchio televisivo che si è trasformato, assumendo il ruolo di terminale in grado di connettersi nativamente con il satellite e il digitale terrestre (ormai tutti i modelli incorporano i moduli utili a ricevere entrambi), oppure a ricevere film e telefilm via Adsl, o ancora a riprodurre quanto contenuto nella memoria di personal computer e media center connessi o meno alla rete di casa o a internet, fotografie, musica e videogiochi compresi.

Sono gli stessi contenuti televisivi che stanno facendo da collante tra i grandi operatori, ex avversari del settore: tra Sky (satellite) e TIM (telefonia mobile), così come tra Mediaset (DTT) e Vodafone (telefonia mobile).

A metà aprile Sky e TIM hanno annunciato l’accordo finalizzato a offrire la proposta televisiva Sky anche a coloro che non hanno installata una parabola, grazie alla fibra ottica e all’Adsl da 20 Mega di TIM (ne abbiamo parlato diffusamente su Tv Key numero 315, nell’articolo sul ‘Quadruple play’).

Film in prima visione, calcio internazionale, reality e talent show, serie targate Sky… diretta mente sulla rete di Telecom Italia. Una partnership che perfeziona la prima proposta formulata insieme nel 2014, e che presenta per la prima volta in Italia l’integrazione di servizi di telefonia fissa, mobile, internet e tv.

Connettività a banda larga e ultralarga quindi, e contenuti televisivi premium fruibili ‘anytime and anywhere’ anche in mobilità. Un’offerta proposta a partire da 14 euro al mese per chi ha già un collegamento in fibra o Adsl di TIM e da 39 euro al mese per il primo anno per un pacchetto con fibra o ‘quadruple play’ (internet da casa e da mobile, voce e tv).

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All’inizio di luglio invece, è toccato a Mediaset Premium e Vodafone a rispondere annunciando un pacchetto che include traffico voce, sms, dati e i contenuti della pay tv da guardare a casa sul televisore tradizionale o su tablet.

In breve: 39 euro al mese per 400 minuti di chiamate, 100 sms, 1 Gb sulla rete 4G di Vodafone e i prodotti di Premium: Serie A, Uefa Champions League, serie tv, sport, documentari, Premium Play e Premium HD.

Se interessa solo la serie A di calcio invece, e si preferisce rinunciare alla Champions League, si pagano solo 29 euro al mese. Stesso prezzo se si sceglie il pacchetto Cinema. L’offerta si chiude con il pacchetto ‘Tutto’ (35 euro al mese), che comprende le offerte Mediaset Indicate e Infinity.

Come nel caso dell’offerta Sky & TIM, l’attivazione è semplice. Dopo aver acquistato il pacchetto preferito, si riceverà il necessario sul proprio numero Vodafone e la card per il digitale terrestre; mentre successivamente, direttamente a casa, verrà recapitata gratuitamente anche la nuova Mediaset Smart Cam da connettere alla tv e che permette di accedere al servizio streaming Premium Play via wi-fi domestico.

Servizi chiavi in mano, quelli proposti dai binomi Sky & TIM e Mediaset Premium & Vodafone, che fanno della facilità di accessibilità all’offerta e della grande varietà di contenuti il loro punto forte, che sono arrivati a concretizzarsi – è il caso di sottolinearlo – dopo aver raggiunto alleanze di stampo industriale e non a seguito di semplici accordi occasionali.

mediaset vs sky

QUESTIONI DI… TELECOMANDO Spesso si parla di offerta Mediaset Premium e di offerta Sky tacitando sul fatto che, a parte i canali prodotti direttamente, i pacchetti Sky e Mediaset Premium sono frutto di accordi con altrettanti gruppi – Fox International Channels Italy, Turner Broadcasting, Discovery Italia, Digicast, Disney – e che spesso, come accade nel calcio mercato, chi esce da una squadra è subito pronto a proporsi all’altra (un nome su tutti: Studio Universal). Si tratta di gruppi televisivi sempre interessati all’espansione dei propri brand e pronti all’investimento pur di mettere a punto un pacchetto di canali completo e appetibile quanto originale.

C’è poi la questione della visibilità e dell’appetibilità per gli investitori pubblicitari… Una delle battaglie più accese legate alla vastità dell’offerta generata dal passaggio dalla televisione analogica al digitale terrestre – il miracolo della moltiplicazione dei canali – è stata quella per la conquista delle prime posizioni sul telecomando.

È ormai dato scontato infatti che, a meno di interessi specifici e ricerche mirate, il divario tra chi occupa la posizione numero 1 e quella 999 è enorme. Una battaglia che, a distanza ormai di anni dall’attribuzione delle frequenze, sembra lungi dal concludersi.

È di poche settimane fa il passaggio di All Music, società editrice del canale generalista Deejay Tv, dal Gruppo L’Espresso a quello Discovery (terzo editore televisivo in Italia in termini di audience aggregata; 6% di share nel 2014). Un’operazione costata circa 17 milioni di euro volta a permettere a Discovery di trasmettere sul canale 9 del digitale terrestre.

Una posizione tanto ambita in termini di visibilità, al punto che alcune tv locali, già spaventate dal nuovo concorrente, hanno dato il via a una serie di ricorsi. Senza contare che l’acquisizione di All Music e Deejay Tv permette a Discovery Italia di entrare a pieno titolo nel mondo dei canali generalisti, e puntare con maggior forza alla sfida del digitale terrestre.

Non sarà immediatamente redditizia dal punto di vista economico però, visto che All Music, solo nel 2013, aveva dichiarato un passivo di 5,5 milioni di euro. Che la posizione sul telecomando del DTT, così affollato di realtà locali, oltre che, naturalmente, dai canali RAI, Mediaset e Cairo Communication, sia importante, lo dimostrano anche altre manovre avvenute nei mesi scorsi.

Il canale 27 acquistato da Sky alla fine dell’anno scorso da Class Editore, ora occupato da Sky TG24, con ricavi pubblicitari già superiori a La7. Nonché l’operazione portata a termine lo scorso luglio dalla stessa Sky con Viacom per acquisire la posizione 8 del telecomando già occupata da MTV. Dopo la prima apparizione con il canale Cielo, Sky è riuscita negli ultimi mesi a triplicare la propria presenza sul DTT andando a occupare una posizione nello zapping che la vede preceduta solo dai principali canali RAI, Mediaset e La7.

Diritti TV Serie A

Altro aspetto importante, è che entrambe le operazioni – DiscoveryAll Music e Sky-Viacom – sono state sostenute da un accordo strategico di collaborazione. Sky, esattamente come Discovery con Deejay Tv (nel cui accordo si sottolineava la volontà di intraprendere “iniziative congiunte legate al mondo digitale e pubblicitario”), si impegna a continuare a trasmettere contenuti del gruppo Viacom e a mantenere il brand MTV a cui verranno aggiunti i contenuti Sky: i notiziari di Sky TG24, fiction, sport, in particolare MotoGP ed Europa League.

Non si tratta di scelte strategiche fatte a tavolino stavolta, ma di una conditio sine qua non utile a mantenere lo status di canale generalista, come richiesto dalle autorità per i canali della prima decade della numerazione comune. RAI: tra classici e novità.

In questo scenario la grande assente sembrerebbe la RAI. Non è così. Forte di un’offerta che va dallo sport alla programmazione per i bambini, dalla storia alla fiction e ai film, senza dimenticare le news e la tradizione generalista, la RAI – che non ha certo la necessità di varare nuovi canali tv – ora punta sul valore aggiunto che da sempre la contraddistingue: i contenuti.

Certo, risolvere la questione del tetto pubblicitario (liberalizzarlo?), gioverebbe all’azienda di Stato. Per il nuovo Consiglio di Amministrazione insediatosi all’inizio di agosto c’è un’altra importante grana da risolvere: la legge di stabilità passata dal Governo al Senato stabilisce che nulla degli oltre 450milioni stimati dal recupero del canone RAI (incluso in bolletta elettrica), andrà nelle casse di viale Mazzini.

Serviranno anch’essi ad alimentare il fondo dello Stato per la riduzione della pressione fiscale. In RAI, non sono ovviamente contenti… Intanto, si continua a lavorare. Tre nuovi canali sono stati annunciati a luglio per arricchire l’offerta di radio Rai per il web e per la piattaforma radio digitale Dab+: Rai Radio 6 Teca, Rai Radio 7 Live e Rai Radio 8 Opera. Nuove proposte editoriali che vanno ad aggiungersi agli otto canali radio già presenti. Questo per ribadire che non esiste solo la platea televisiva.

Rai, Sky

Da settembre parte la nuova stagione tv contraddistinta da conferme e novità. Le serate live proposte da Rai1: a Natale il ritorno di Giorgio Panariello; poi la nuova edizione di Domenica in con Paola Perego e Salvo Sottile, che ritrova in veste d’autore Maurizio Costanzo.

E, ancora, tanta fiction. Musica a volontà su Rai2, con Eros Ramazzotti, Andrea Bocelli e un omaggio a Luciano Pavarotti; una nuova edizione de Quelli che il calcio con l’arrivo della Gialappa’s; infine il nuovo reality condotto da Caterina Balivo: Monte Bianco.

Su Rai3 torna Rischiatutto, che nell’edizione 2016 vedrà Fabio Fazio nei panni che furono di Mike Bongiorno; Hot in the box con Fabio Volo alle prese con viaggi in terre lontane; gli immancabili programmi di inchiesta e approfondimento.

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