La valorizzazione dei giovani è al centro del programma che Michele Uva, direttore generale della Federcalcio che è ripartita dalla coppia Tavecchio-Conte dopo il fallimento del mondiale brasiliano, ha esposto in una intervista al Corriere della Sera in cui parla del piano per creare 200 centri federali che costeranno complessivamente 9 milioni all’anno.
Uva ha garantito che la questione legata al rinnovo di Antonio Conte sarà risolta prima dell’Europeo, assicurando che il tutto non rappresenta un problema, perchè la panchina della nazionale rappresenta ancora un posto assai ambito.
Al centro dei pensieri, tuttavia, c’è il modello tedesco dei centri federali. «Abbiamo copiato dalla Germania – spiega Uva -, adattando alla nostra realtà un progetto che quando sarà a regime costerà 9 milioni di euro all’anno. Si parte con un centro, poi cinque, dieci, fino a duecento. Ma è modulabile: se ci rendiamo conto che ci dobbiamo consolidare, ci fermiamo».
Ma i migliori non sono già nei club professionistici? «Non sono d’accordo. Abbiamo 150 mila tesserati dagli 11 ai 13 anni: tantissimi. Se vediamo i risultati che ottengono le rappresentative di nazioni molto più piccole, è evidente che da noi c’è una dispersione del talento».
I centri cambiano le cose? «Sì, perché se nasci a Pisticci in provincia di Matera e nessuno ti viene a vedere, magari smetti per motivi di studio o di famiglia. I centri sono del tutto gratuiti. E abbiamo a disposizione un fondo per i casi difficili, per aiutare a non far smettere i ragazzi».
E le ragazze? «La progettualità sul calcio femminile è molto interessante. E prevede l’obbligo per le società di A e B di avere 20 ragazze quest’anno, 40 l’anno prossimo, anche under 12. Obbligo esteso anche a Lega Pro e serie D. C’è un movimento che cresce».
L’unico rammarico di Uva riguarda i tempi: «Le riforme che stiamo facendo daranno i loro frutti solo tra 5-6 anni. Parlo anche del pareggio di bilancio, del tetto alle rose, del fatto che tra quattro anni sarà impossibile fallire. Ma scherzi a parte, l’unico vero dispiacere è la litigiosità a livello politico. Anche se Tavecchio è stato bravissimo a separare la parte gestionale da quella politica».
Ma le sue uscite infelici vi hanno creato problemi? «Ci sono stati dei rallentamenti, ma non ci possiamo fermare. All’estero la nostra posizione si è molto rafforzata, specie dopo che Tavecchio ha dichiarato che non avrebbe votato Blatter. Questo ha portato una maggiore indipendenza e possiamo diventare il punto di riferimento per molte altre federazioni».
La riforma dei campionati si farà? «È difficile, anche se si sta lavorando. Noi siamo il tavolo, ma l’accordo lo devono trovare le componenti ». La finale di Coppa Italia si giocherà prima del 15 maggio come chiede Conte? «Secondo me sì».
Il futuro del nostro calcio è così disastroso? «No, era solo questione di ripartire. E tra 5 anni vedremo i primi benefici». Forse con Uva presidente? «Quando ho perso le elezioni per la serie B ho giurato a me stesso che non mi sarei mai più candidato ad alcunché. Ognuno deve fare quello che sa: io sono un manager».