C’è panettone e panettone. Quello che gli allenatori delle medio piccole squadre non mangeranno e quello succulento, promesso e farcito “con ogni ben di dei” (diceva Obelix nei mitici cartoons natalizi) che viene offerto ai tecnici dei grandi club.
La managerialità nel calcio sta cambiando radicalmente tempi e abitudini. Non mancano le eccezioni (Conte due anni fa se ne andò dalla Juventus a luglio inoltrato) ma i maggiori club europei iniziano già a Natale a pianificare le scelte e le strategie che metteranno in atto soprattutto a partire da giugno dell’anno successivo.
E’ quanto sta succedendo in queste ultime settimane del 2015 che sembrano già proiettate alla seconda metà del 2016. E’ oggi che si delineano obiettivi che nell’arco di un paio di mesi dovranno essere centrati con firme e ufficializzazioni dei tecnici.
Il cardine di tutto è la scadenza contrattuale di Pep Guardiola al Bayern di Monaco.
I bavaresi hanno individuato in Carlo Ancelotti il successore dello spagnolo. Per il tecnico emiliano è pronto un triennale da 8 milioni netti a stagione più i premi: anche la Germania, quindi, dopo le esperienze in Italia, Inghilterra, Francia e Spagna.
Due considerazioni: dovesse vincere la Champions League, Pep Guardiola ripeterebbe la stessa parabola di Jupp Heinckes, che gli lasciò il posto da vincitore. Secondo aspetto: è sempre più chiaro che la vittoria in Champions League rappresenta un obiettivo puramente tecnico-sportivo che prescinde (a volte corona) dai cicli tecnico-manageriali dei club. Questo per lo meno a Monaco di Baviera, anche se Heinckes ebbe in Mourinho (Inter) un illustre predecessore.
«Il 19 dicembre saprete tutto», annuncia Rummenigge. A quanto pare la società tedesca è stata correttamente informata da Pep: ha firmato con il City, a Manchester nascerà e si svilupperà un super club modello Barcellona. Compresa l’Academy stile Masìa, tutto sotto la direzione di Guardiola.
Lo hanno convinto i dirigenti spagnoli (ex Barça) Soriano e Beguiristain, con un progetto a lunga scadenza e uno stipendio da capogiro, oltre 10 milioni all’anno. Poi gli hanno promesso che faranno di tutto per portare al City l’allievo prediletto, un certo Messi: lo sceicco Mansour è disposto a pagare la folle cifra di 250 milioni di euro.
La risposta del Manchester United? Cristiano Ronaldo e… Massimiliano Allegri. L’offerta per il Real Madrid è di 130 milioni di euro, le voci dei rapporti non idilliaci tra Perez e CR7 potrebbero crescere nelle prossime settimane.
Lo stesso discorso di Guardiola riguarda quindi anche il City e lo United: sono ancora in corsa sui fronti più importanti (Premier League e Champions) e non si può sapere oggi quale sarà il bilancio finale della stagione di Manuel Pellegrini e Luis Van Gaal. Ma le rispettive società sono orientate ad un cambio di rotta.
Allegri tuttavia ha un contratto fino al 2107, e la Juve è intenzionata a rispettarlo. «Mai avuto dubbi su di lui — assicura Marotta — siamo contenti del suo lavoro. Condivido il suo pensiero sulle nostre ambizioni in Europa. Anche su Morata le sue scelte sono condivisibili».
Insomma una promozione totale ma in tempi sospetti, perché le voci di un possibile addio da parte di Max a fine anno sono arrivate ai dirigenti bianconeri. Il Manchester United sta pensando a lui per la sostituzione (quasi scontata) di Van Gaal: di Allegri, che si è affidato al manager Branchini, tra i più influenti al mondo, piacciono il gioco, lo stile, il coraggio.
E l’inglese già lo parla. Il livornese andrebbe di corsa, però ha un contratto fino al 2017 e la Juve pretende che lo rispetti: troppo complicato sostituirlo. Scarsissima la voglia di un braccio di ferro con i nemici della Fiorentina per Paulo Sousa, e l’idea di tornare da Conte non fa impazzire (eufemismo) Agnelli.
A proposito del ct azzurro: lo vogliono Roma (già due incontri con Sabatini) e Milan, lui non trascura la pista straniera. Altra storia affascinante, soprattutto se all’Europeo la sua Italia farà strada.
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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting