La Premier League sarà sempre più ricca e questo potrebbe accadere abbattendo (ma non del tutto) l’ultimo tabù del calcio inglese a partire dal 2019/2020. Il dibattito è aperto intorno alla proposta shock di Virgin Media che potrebbe portare l’introito totale del valore televisivo della Premier league a 8 miliardi di sterline totali (rispetto ai 5,1 miliardi di sterline del triennio 2016-2019).

La proposta clamorosa sarebbe quella di trasmettere tutti i 380 incontri della Premier league (attualmente sono solo 168 su 380 quelli commercializzati: solo 4 o 5 partite a settimana vanno in tv e quelle giocate alle 15 del sabato sono rigorosamente oscurate) ma non in tutto il paese: Virgin ha proposto di adottare blocchi regionali (un modello che già funziona negli USA) per permettere ai tifosi che risiedono fuori dalla regione della propria squadra di sottoscrivere un abbonamento stagionale televisivo per vedere tutte le 38 partite del proprio club.

In altre parole: un tifoso del Manchester United residente a Londra avrebbe la possibilità di vedersi tutta la stagione della sua squadra senza limitazioni ma non potrebbe ad esempio vedere il Chelsea o l’Arsenal.

La Premier League come noto è sempre stata venduta a peso d’oro, soprattutto nel Regno Unito. Se in Italia da più di 15 anni la Serie A viene interamente trasmessa in diretta e le partite più importanti vanno addirittura su due piattaforme (Sky detiene le esclusive solo per le gare che di fatto sono meno viste, tutto il resto è in coabitazione con Mediaset) questo invece non accade per il torneo anglosassone.

In Uk le associazioni dei tifosi e i piccoli club hanno sempre imposto una limitazione motivata dall’intenzione di invogliare i tifosi a frequentare gli stadi piuttosto che rimanere a casa a vedere solo i maggiori club in tv.

E questo alla fine ha finito per arricchire tantissimo la Premier league, come è facile capire in seguito alla sottoscrizione dell’ultimo accordo che dall’anno prossimo garantirà 150 milioni di euro anche all’ultima classificata (circa 230 alla vincitrice).

John Mockridge, che guida il gruppo Virgin Media, ha lanciato la proposta sostenendo che questa apertura permetterebbe oltretutto di abbassare i prezzi di vendita del calcio che secondo il 77% degli utenti della sua piattaforma al momento sono eccessivi.

La mossa è molto mediatica e punta a far parlare dell’attuale flessione del potere d’acquisto medio delle famiglie inglesi (che ha avuto anche ricadute sugli introiti da stadio dei club) per introdurre una novità che potrebbe giovare moltissimo alla sua media company.

Virgin in Inghilterra detiene un proprio sistema di trasmissione attraverso il quale è possibile sottoscrivere anche pacchetti di Bt Sport o Sky, le due piattaforme che trasmettono rispettivamente 42 e 126 partite della Premier in esclusiva.

Lanciata la proposta tutto può accadere. Il dibattito sulle opportunità e sull’adozione di un modello già funzionante è aperto. Ma l’impressione è che l’ennesima iniezione di denaro televisivo nella lega più ricca del mondo sia già dietro l’angolo.

 

PrecedenteRcs cerca all’estero un partner per lo Sport
SuccessivoRanking Uefa bonus Champions League, le inglesi hanno tutto da perdere
Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting