In Champions League vincono sempre le stesse. Negli ultimi anni, da quando la competizione è stata allargata alle seconde, terze e quarte, il cambio di rotta ha generato una situazione oligarchica in cui solo i club delle 5 maggiori federazioni arrivano in semifinale (due sole eccezioni in 15 anni) e solo uno su otto delle altre federazioni arriva nei quarti.

Con il risultato che il grosso dei premi viene distribuito sempre tra gli stessi e che il divario tra i grandi e i piccoli club è destinato a crescere. Negli ultimi 20 anni sono solo 6 le squadre (su 80 posti disponibili) non appartenenti ai 5 grandi Paesi del calcio europeo ad andare in semifinale. Un misero 7,5%!

Un altro paradosso? Il mitico Triplete, che in Italia è entrato nell’immaginario collettivo dei tifosi – e negli incubi di alcuni – a partire dal 2010 quando fu l’Inter di Mourinho ad aggiudicarselo, è stato centrato 4 volte in 40 anni di Coppe europee dal 1967 al 1999 (Manchester United, passando per l’Ajax 1972 e il PSV 1988). Dopo di che negli ultimi anni è diventato, di fatto, normalità: Barcellona 2009, Inter 2010, Bayern 2013, Barcellona 2015. Quattro volte in 7 anni: tutte nei massimi campionati, mentre prima 3 volte su 4 erano state Scozia e Olanda a farcela.

Non si vuole qui chiaramente sminuire il valore di quello che rimane il risultato sportivo di maggior rilievo nel mondo del calcio (per quantità e qualità dei trofei vinti), semplicemente dare la giusta dimensione di straordinarietà ad un risultato che – essendosi verificato nel 57% dei casi dal 2009 ad oggiandando avanti sarà sempre più normale, perchè se la conquista della Champions League rimane assai difficile, quella di Coppa e Campionato nazionali sono decisamente alla portata dei club più blasonati.

Presto, ad esempio, potrebbe essere il PSG a farcela, così come il Barcellona o il Bayern Monaco potrebbero ripetersi per l’ennesima volta nel giro di pochi anni. Del resto anno si anno no qualcuno ce la fa. 

A fotografare la situazione è in particolare uno studio di KPMG che evidenzia quel che è successo dai quarti di finale in poi nelle ultime 20 stagioni di Champions League, rapportando il tutto con la distribuzione, crescente, di premi in denaro in una competizione che è passata dai 100 milioni distribuiti nel 1995-96 quando a vincere fu la Juventus fino all’attuale montepremi che supera ormai il miliardo di euro, in crescita del 20% rispetto al 2010 quando fu l’Inter di Mourinho ad aggiudicarsi il trofeo.

Anche il Financial Fair Play, in questo senso, non sembra aver posto un freno alle crescenti differenze tra i club. Ed a tal proposito è del tutto evidente che anzi, lo stesso FFP è stato una sorta di strumento conservatore che ha cristallizzato le posizioni dominanti.

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Un grafico, questo, che evidenzia come negli ultimi 20 anni siano stati distribuiti 10,8 miliardi di euro, ma soprattutto che questa distribuzione sia stata ampiamente discriminante.

Innanzitutto perchè, ad esempio, nell’ultimo anno il 25% della torta totale è stato distribuito tra soli 4 club ovvero le semifinaliste (Real Madrid, Bayern Monaco, Juventus e Barcellona).

Quindi perchè la metà dei premi distribuiti negli ultimi 10 anni è andata solamente a 10 squadre.

Ma ad essere impietosi sono soprattutto i riflessi sportivi di questa situazione. Ecco in particolare quali sono le squadre non appartenenti ai 5 grandi campionati europei che sono arrivate ai quarti di finale.

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Ad onor del vero, è giusto sottolinearlo, il quadro è ancora più ristretto se si escludesse pure la Francia, che complessivamente non riesce mai ad eccellere con più di un club.

Posto che il PSG da quando è ricco non è ancora arrivato in semifinale, e che prima di lui a dominare il calcio transalpino era il Lione, semifinalista nel 2010, può ulteriormente stupire il dato secondo cui il Lione (appunto nell’anno in cui fu l’Inter a vincere la Coppa) è stato l’unico semifinalista non appartenente alle prime 4 federazioni del ranking dal 2005/2006 ad oggi.

Ormai è facile notare come nei quarti 7 squadre su 8 vengano dai 5 grandi campionati (una sola eccezione, nel 2011/2012, se si considera il nuovo millennio, ovvero da quando c’è stato l’allargamento maggiore della Champions).

Se poi si volesse andare a vedere dentro questa egemonia europea non si potrebbe non sottolineare, ulteriormente, che anche tra i diversi Paesi dominanti l’egemonia è fortemente concentrata su pochissimi nomi, con l’effetto che tendenzialmente i campionati di questi paesi sono sempre meno affascinanti nella lotta ai primissimi posti, come sta accadendo quest’anno in Francia e Germania e come storicamente succede in Spagna dove sono due i club egemoni, con una periodica incursione dell’Atletico Madrid.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting