Formula Mondiale per club FIFA. Poco competitivo e dal risultato quasi scontato, per essere realmente chiamato “Mondiale” il torneo per club che si svolge ogni anno nel mese di dicembre ha bisogno di una nuova formula, certamente di una allargamento, per diventare realmente un evento planetario.

Il torneo iniziato ieri in Giappione, che in Italia sarà in diretta su Rai Sport, vedrà anche quest’anno il Barcellona favorito d’obbligo con il River Plate a rappresentare una outsider insidiosa ma non certo insormontabile.

Da quando 10 anni fa la competizione ha preso il posto della Coppa Intercontinentale le squadre europee hanno vinto 7 volte contro le sole 3 delle Sudamericane (Internacional nel 2006, proprio contro il Barcellona, San Paolo l’anno prima con il Liverpool, Corinthians nel 2012 contro il Chelsea). In 2 occasioni ad arrivare in finale sono state le squadre africane: il Mazembe contro l’Inter di Benitez nel 2010, il Raja Casablanca contro il Bayern Monaco nel 2013.

Nei 10 anni precedenti era inizata una egemonia schiacciante dell’Europa (8 vittorie a 2): la globalizzazione del calcio stava aumentando nettamente il divario. Basti dire che nei 10 anni a cavallo tra gli 80 e i 90 le vittorie erano state in parità (5-5) mentre dal 1960 al 1984 le 23 edizioni si erano chiuse con 15 vittorie a 8 per i sudamericani.

Ha ancora senso assegnare un titolo per club in queste condizioni?

Di certo il torneo potrebbe essere nettamente migliorato, ad esempio ammettendo all’edizione successiva il detentore del titolo: quest’anno sarebbe il Real Madrid, vi immaginate un Clasico di fine anno con in palio il titolo iridato?

Un’idea rispettosa della tradizione che vuole nella Coppa di fine anno l’incontro tra la tradizione calcistica Europea e Sudamericana sarebbe l’ammissione di altri due club di questi continenti.

Potrebbe trattarsi delle rispettive vincitrici della Europa League e della Copa Sudamericana (quest’anno Siviglia e i colombiani del Santa Fe) anche se più competitiva potrebbe essere l’ammissione delle squadre prime nel ranking continentale (Real Madrid e Universidad de Chile).

Attualmente le squadre ammesse sono 7, di certo una ulteriore ammissione non guasterebbe: richiederebbe solo ai club più blasonati di entrare in gara per giocarsi i quarti di finale, una gara in più: in una settimana il torneo sarebbe comunque disputato senza necessità di traumatici rinvii delle gare di campionato.

I vantaggi in termini economico finanziari sono immediatamente individuabili: un super evento di fine anno, che si ripresenta puntuale ad ogni stagione, in sedi diverse, richiamerebbe certamente l’attenzione di sponsor e tv che (soprattutto quest’ultime) al momento non sembrano particolarmente attratte dal prodotto.

Tra le tante nostalgie che suggeriscono al calcio di fare qualche passo indietro, questa, probabilmente, è quella che suggerisce invece in maniera più netta di guardare avanti.

PrecedenteFifa, sospensione Platini confermata dal Tas fino al 5 gennaio
SuccessivoNuovo stadio Atletico Madrid, il progetto è più vicino
Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting

1 COMMENTO

  1. non va riformato, va solo eliminato. non ha piu’ senso oggi.
    una volta c’erano squadre forti anche fuori Europa ora non piu’.
    Ora la squadra campione del mondo è già chi vince la Champions League europea, non e’ che chi vince la NFL o la NBA va a giocarsi poi una finale con squadrette che vincono campionati regionali in giro per il mondo.

    Al limite da riformare sarebbe la stessa Champions League facendola diventare davvero un campionato europeo con le squadre piu’ blasonate e forti

Comments are closed.