Sponsorizzazione Kimbo Serie A. A inizio stagione Kimbo, l’azienda partenopea simbolo del caffè espresso napoletano, ha deciso di investire nel mondo del calcio sottoscrivendo un accordo con cui è diventata “Premium Sponsor” di quindici squadre, tra serie A e serie B (Milan, Inter, Lazio, Fiorentina, Genoa, Sampdoria, Chievo Verona, Hellas Verona, Palermo, Carpi, Frosinone, Empoli, Udinese e ancora Cagliari e Bari). Tra queste ovviamente non poteva mancare la formazione di Sarri, una scelta fatta per rimarcare il legame con il territorio da parte dell’azienda che ha sede a Melito di Napoli, con cui vengono realizzate attività ad hoc.
Per la stagione in corso, infatti, Kimbo, grazie a un accordo con Infront Sports & Media, la società leader in Italia nella gestione dei diritti media, marketing e pubblicitari nel mondo dello sport, accompagna la maggior parte delle squadre della massima serie in tutte le partite in calendario. Una grossa fetta del budget di comunicazione della società viene destinata proprio alle sponsorizzazioni calcistiche, che hanno un valore vicino ai 3 milioni.
La scelta di supportare i club è considerata un modo per accrescere la visibilità del marchio, che entra in questo modo prepotentemente nelle case degli italiani, ma anche, attraverso stampa e tv, nei bar dove spesso gli appassionati si radunano per seguire un match. Con questo importante investimento Kimbo conferma e rafforza gli elementi di posizionamento del marchio che saranno confermati nella strategia di comunicazione che verrà portata avanti anche nel 2016 in arrivo: popolarità, alta qualità e forte legame con il consumatore.
Bere un caffè, infatti, è considerato un piacere come quello di tifare la propria squadra; essere il caffè bevuto dai campioni del calcio ribadisce l’esclusività di un caffè “per tutti ma non da tutti” e infine, l’altissima fedeltà del consumatore Kimbo è pari a quella del tifoso per i colori della sua formazione.
Questo purtroppo è un altro segno dell’incapacità del calcio italiano sotto il profilo commerciale. Molte società si accontentano di un minimo garantito da infront piuttosto di cercare di guadagnare di più cercando sponsor in modo autonomo. Queste cose negli altri paesi non succedono, nessuna lega ha un advisor per i diritti tv o per il settore commerciale a cui delegare tutto. Nonostante questo l’inghilterra guadagna 4 volte tanto dai diritti tv e le sue squadre sono quelle che guadagnano di più dal commerciale. In italia non c’è una visione ad ampio raggio di sviluppo globale come succede negli altri paesi che porterebbe maggiore visibilità, quindi più soldi dai diritti tv e soprattutto i grandi sponsor internazionali verrebbero ad investire in italia avendo la certezza di un ritorno di immagine. Invece la maggior parte dei dirigenti italiani è totalmente inadeguata a questo e pensano soltanto ad avere une fetta più ampia dei diritti tv. Il vero problema di questo sistema è che anche società orientate allo sviluppo commerciale (juve, roma, forse inter) sono fortemente penalizzate da tutto questo e possono avere solo un sviluppo molto limitato rispetto altre squadre europee, che porterà nei prossimi anni ad un divario ancora più alto rispetto all’attuale. Correggetemi se sbaglio. Grazie.