Il sorprendente Leicester di Claudio Ranieri sta scuotendo l’establishment del calcio inglese a suon di risultati, ma il suo (indiscutibile) primato sul campo non fa da contraltare ad una gestione esattamente virtuosa.
Se è vero, come è vero, che James Vardy e Riyad Mahrez – autentici trascinatori della squadra a suon di gol e assist – sono costati al club solo 1,2 milioni di sterline, il che denota quantomeno un ottimo scouting da parte del club, è altrettanto vero che il club è stato nel mirino del Fair play finanziario, che in Inghilterra vige sia per i club di Premier league che per quelli di Championship e che presto potrebbe essere al vaglio dell’Uefa in caso di una (al momento probabilissima) qualificazione alle coppe del prossimo anno.
Il club è di proprietà di Vichai Srivaddhanaprabha, un miliardario thailandese la cui azienda principale, la King Power, è il principale operatore thailandese attivo nel commercio al dettaglio attraverso i duty free (è presente nei maggiori aeroporti thailandesi con un piano di espansione panasiatico). La stessa società è anche sponsor del Leicester City, considerato veicolo interessante soprattutto per sostenere da un punto di vista di marketing ed immagine gli investimenti del gruppo nel commercio online.
Srivaddhanaprabha rilevò il Leicester nel 2011 dall’imprenditore serbo Milan Mandaric (già proprietario del Portsmouth e dello Sheffield Wednesday, ora all’Olimpia Lubiana) attraverso il consorzio AFI Asian Football Investment di cui lui stesso era azionista di riferimento.
Quella del thailandese è una gestione disinvolta, che quasi ricorda quelle di tanti presidenti del passato nel calcio italiano. Non è infatti ben chiaro fino a dove arrivino le attività del club e dove intervenga il suo patrimonio personale.
Di certo c’è che nel 2013-2014 il Leicester City ha fatto registrare un incremento di circa 11,3 milioni di sterline nei propri ricavi. Ma l’incidenza degli ingaggi dei giocatori sul fatturato ufficiale pari al 130% (il monte-stipendi dei calciatori ammonta a 30 milioni di sterline) evidenziava uno squilibrio che portavano il Daily Mail a sentenziare: “Il quadro finanziario del Leicester è come le possibilità del club di salvarsi quest’anno: non buono. Perde soldi, dipende totalmente dal suo proprietario“.
La storia recente è nota e dimostra come (purtroppo) gestione sportiva e buona gestione economica possano anche non andare di pari passo e in parallelo.
A preoccupare la Football League – che sostanzialmente voleva vederci chiaro in caso di retrocessione della squadra al Secondo livello del calcio inglese – erano soprattutto i 20,8 milioni di sterline di perdita registrati dalla società sempre nel 2013/2014. In particolare nel mirino era finito l’accordo con la Trestellar Limited, una società di cui risultava difficile anche reperire un numero di telefono.
La società sembra far parte di una catena di controllo a capo della quale c’è Dave Richards, l’attuale chairman della Premier League. Oltre all’assonanza con la società di engineering dello stesso Richards, che ha sede a Sheffield, vi è anche il fatto che la sede stessa di Trestellar risulta essere laddove opera Glue, l’agenzia di comunicazione di proprietà dei figli di Richards: David jr. e Lisa.
L’intesa di sponsorizzazione – motivata dalla necessità di far crescere il brand Leicester soprattutto in Asia attraverso apposite operazione di marketing e valorizzazione del marchio – secondo la Lega nasconderebbe la volontà di finanziare attraverso un contratto pubblicitario sbilanciato rispetto ai valori di mercato il club (un po’ quel che era successo anche al City ai tempi dell’accordo-record con la Etihad, società dello stesso proprietario del club).
Nel 2013-2014 il club (che ha una notevole massa debitoria pari a 103 milioni di sterline) ha chiuso il bilancio con ricavi per 23 milioni totali ed una perdita di 20,8 milioni di sterline a fronte delle sole 8 di “sforamento” che sarebbero state concesse dal FFP (si sarebbero sommate nel triennio ai 34 milioni di sterline di perdita dell’anno precedente, il 2012-2013).
Il resto è storia recente, dopo la salvezza, che di fatto ha chiuso ogni discussione con la Football League, ecco l’arrivo di Claudio Ranieri in estate e una stagione esaltante in Premier League, con le simpatie di tutti i tifosi che non fanno riferimento alle primissime squadre del gotha calcistico anglosassone a spingere in gol Vardy e compagni. Monitoraggio FFP sospeso, quindi, ma se il Leicester – come lasciano intendere i risultati – dovesse qualificarsi per l’Europa, la vicenda potrebbe riaprirsi, con l’imbarazzo del massimo organismo europeo che si ritroverebbe ad indagare sui movimenti societari di Richards, che in seno all’Uefa ricopre il ruolo di presidente del comitato sul Football professionistico, dall’alto della sua carica di presidente delle leghe professionistiche europee.