Ritirare il numero 10 di Rivera Milan. Contestazione a Silvio Berlusconi e difesa di un oggetto di culto, la numero 10 indossata da Gianni Rivera e profanata dagli ultimi interpreti, in particolare Honda e Boateng. Con questo obiettivo i piccoli azionisti del Milan lanciano l’idea che proporranno alla società di ritirare la maglia dell’ex Golden Boy.
Che l’idea venga accolta con favore, come riporta oggi La Repubblica, non è affatto certo, dato lo scarso feeling tra il primo Pallone d’oro italiano (1969) e l’artefice del glorioso trentennio in corso, Silvio Berlusconi. Ma il dibattito è aperto.
Nonostante questo l’associazione dei piccoli azionisti lo proporrà il 27 gennaio in un appuntamento pubblico: la presentazione, a Milano, dell’autobiografia di Rivera.
Dal punto di vista dei piccoli azionisti, costituiti in associazione da luglio, la questione è storica, tecnica e ovviamente mitologica: il cimelio è stato profanato – non tanto da Antonelli senior, Verza e Romano primi dignitosi eredi, quanto dagli ultimi due della serie, Boateng e Honda – e va preservato da ulteriori sacrilegi.
Indossata da Liedholm e Gullit, Savicevic e Boban, Rui Costa e Seedorf, la maglia numero 10 del Milan viene identificata con un fuoriclasse su tutti: Gianni Rivera. Nel suo nome di eterna icona rossonera (19 stagioni, 658 gare, 164 gol, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 1 Intercontinentale, 3 scudetti, 4 Coppe Italia) e sulla scia dell’analoga forma di perpetua gratitudine riservata agli altri due capitani per definizione del pantheon milanista – Franco Baresi e Paolo Maldini – un combattivo gruppo di tifosi si prepara a chiedere alla società il massimo riconoscimento simbolico per una divinità in pensione: il ritiro della suddetta maglia.
A chi lo ha reso epico va dunque tributato lo stesso riconoscimento concesso nel 1997 a Baresi per la maglia numero 6 e nel 2008 a Maldini per la 3. Il 2016 viene considerato l’anno giusto: ricorre infatti il cinquantenario della prima fascia da capitano di Rivera (4 settembre 1966, Pisa-Milan di Coppa Italia).
Il caso è inedito: da quando Rivera smise di giocare con lo scudetto della stella, il 13 maggio 1979, sono passati 36 anni.
Nel frattempo l’ex campione ha percorso molte tappe: da dirigente sportivo, fino all’attuale presidenza del settore tecnico della Figc, e da politico, parlamentare italiano ed europeo. La reciproca freddezza con Berlusconi, al di là delle frecciate costanti e delle sfide elettorali, è testimoniata dall’autobiografia di 125 pagine, “Una storia italiana”, inviata nel 2001 dal leader di Forza Italia agli elettori.
Il capitolo dedicato al Milan, “La passione sportiva”, celebra il miracolo calcistico dell’era berlusconiana, ma tutto ciò che lo ha preceduto viene liquidato in poche righe e non c’è traccia di Rivera.
Il quale ora, nel suo volume di dimensioni più che quadruple (oltre 500 pagine), se non cade in un’analoga omissione, di sicuro rivendica il posto d’onore nella galleria degli eroi milanisti.
Non hanno dubbi i piccoli azionisti e il loro blog di riferimento, Milan Night. Con Rivera presente all’Auditorium Calamandrei di via Correggio 43, quella del 27 gennaio alle 18 non si profila come una serata scontata.
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