Nuovi soci, Lippi e Luiz Adriano. Prende forma il Milan cinese. A scriverlo è oggi Repubblica che riapre la pista di Pechino per il futuro del Milan. Non si tratta di voci nuove, anche se questa volta la trama sembra più intrecciata e prossima ad una soluzione. C&F registrò già nel 2014 un interessamento cinese per la società mentre nel 2015 entrarono e uscirono di scena uno dietro l’altro i vari mr Pink, Richard Lee in una situazione che ad un certo punto – stando ai rumors – vedeva in campo uno svariato numero di cordate possibili.

Un anno fa, di questi tempi, Berlusconi confessava per la prima volta che la via dell’Oriente era la strada obbligata per salvare il Milan: di lì a poco avrebbe sdoganato la trattativa col broker thailandese Bee Taechaubol, capocordata di ignoti soci cinesi e arabi, disposto a raccogliere 480 milioni di euro per restare in minoranza col 49% del club.

Dopo 365 giorni di faticoso periplo, la rotta viene confermata, però l’approdo si sta spostando dalla Thailandia alla Cina e potrebbe ridimensionarsi la stratosferica cifra della valutazione data alla società.

Cinesi sono i soci di cui si dovrà fare garante oggi Mister Bee, con gli uomini di Fininvest volati in Asia per incontrarlo.

“Cinese” è Lippi, considerato il trait-d’union ideale tra la società attuale e quella orientaleggiante: da allenatore o da dt con Conte.

L’ex ct campione del mondo, che piace a Berlusconi e ha ottimi rapporti con Galliani, ha vinto col Guangzhou tre campionati e una Champions d’Asia, è popolarissimo in Cina e candidato alla guida della Nazionale.

Di sicuro l’ingresso di nuovi soci, nella cordata che ruota attorno a Taechaubol, potrebbe cambiare – e di parecchio – le regole del gioco. Si tratta di società sotto il controllo del governo di Pechino, che non accetteranno di restare in minoranza per molto tempo e che comunque potrebbero chiedere da subito deleghe per i loro uomini nel Cda. Non è escluso che venga rivisto il prezzo.

Al momento le piste più accreditate portano a Alibaba  colosso dell’e-commerce, già presente nel mondo del calcio avendo acquistato in patria il Guangzhou Evergrande (l’ex società di Lippi), e che nei mesi scorsi ha stretto una alleanza commerciale con il Bayern di Monaco.

La quotazione del preliminare, firmato nell’agosto scorso, viene ritenuta eccessiva: si è appannata l’immagine del Milan, senza Champions e lontano dallo scudetto, sono crollati gli introiti da stadio (del 45%), è in difficoltà il mercato dei capitali in Asia.

I fondi orientali servirebbero in teoria per rafforzare la squadra. Ma i tifosi sono preoccupati. Quanti soldi rimarranno nel bilancio del club e quanti invece nelle casse di Fininvest? A vendere è la holding della famiglia Berlusconi.

La comanda la figlia maggiore Marina, che da 5-6 anni ha ridotto il budget di Galliani. Lo stesso proprietario ha ricordato che deve rientrare dei centocinquanta milioni spesi nell’ultimo anno: ottanta per il mercato e quasi altrettanti per l’aumento di capitale, necessario per ripianare la perdita record da novanta milioni dell’ultimo bilancio.

Ieri il primo affare con la Cina. Galliani – che ora può inseguire Fellaini e ha congelato per 24 ore El Shaarawy – ha congedato Luiz Adriano: lo pagò 8 milioni e lo ha ceduto per 15 al club di Nanchino rifiutato da Ibra e Eder: il ricchissimo Jiansu. Luiz Adriano guadagnerà 8 milioni l’anno e troverà nel campionato cinese illustri connazionali appena ingaggiati: Jadson, Renato Augusto, Ralf e Luis Fabiano.

Ai colleghi brasiliani – Scolari, Luxemburgo e Menezes – ha aperto la strada Lippi, oggi vicino alla serie A. Mihajlovic è condannato a vincere sempre: stasera col Carpi è d’obbligo conquistare la doppia semifinale, contro Spezia o Alessandria, del trofeo scorciatoia, la strada più dritta per il ritorno in Europa. Ritrova tra i convocati Balotelli, perde Ely (frattura al metatarso), non perde il disincanto. «Le voci non fanno piacere. Ma sono troppo intelligente per cadere nella trappola».

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