Ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande. Da titolo di un film cult a paradossale situazione di un numero crescente di club inglesi.

Una situazione che Francesco Guidolin – nuovo tecnico dello Swansea City – dovrà evitare per il suo club. Lo Swansea – attualmente terzultimo con 19 punti – parte da una posizione finanziaria invidiabile: ha accumulato più di 41 milioni di sterline di profitti negli ultimi 4 anni e il club ha un relativamente basso livello di indebitamento rispetto al suo capacità di rimborso (24,8 milioni di sterline debito lordo al 30 giugno 2015. Ma la storia insegna che le retrocessioni possono essere mortali anche per chi ha conti in ordine con fatturati e utili da record.

Le cause sono diverse ma conducono tutte ad un comune denominatore: le retrocessioni – che pure rappresentano uno dei cardini sportivi che paiono irrinunciabili per aumentare la competitività e l’imprevedibilità di molte partite – fanno a pugni con le regole del business, perchè un declassamento improvviso può essere mortale.

Ed è chiaro che il paracadute non basta, la differenza tra il primo livello e il secondo è eccessiva e spesso porta a crisi economiche catastrofiche (si pensi ai recenti casi Wigan o Portsmouth per citarne un paio).

Il tutto in una Championship in cui il punto di partenza è comunque una situazione debitoria dei club eccessiva e quindi poco rassicurante di per sè.

Mentre in Scozia – con un movimento calcistico in profonda crisi e una situazione sportiva che fatica sempre più a reggere la concorrenza e inserirsi decorosamente nel panorama europeo – il Partick Thistle annuncia di diventare il primo club “debt free” ovvero completamente libero dai debiti (e altre società sembrano destinate a imitarlo), in Inghilterra sempre più società devono fare i conti con le loro (s)fortune sportive recenti.

Recentemente al Cardiff City – di proprietà dell’eccentrico Vincent Tan, noto collezionista di club calcistici – è stato imposto un embargo sui trasferimenti dalla Football League inglese (va ricordato che in Inghilterra il FFP viene imposto sia in Premier che in Championship) per aver violato le regole del fair play finanziario. Allo stesso tempo penalizzazioni sono arrivate per Bolton – retrocessione datata 2012 – (ne aveva già parlato C&F nelle settimane scorse in seguito alla mancanza di liquidità del club per gli stipendi), Fulham (retrocesso nel 2013) e Nottingham Forest.

Non è un caso se pure il sorprendente Leicester (risollevato un anno fa da una retrocessione che sembrava imminente) era stato attenzionato dalla Football League, anche a causa della gestione non proprio trasparente del suo proprietario thailandese.

In estate un’altra società “ascensore” come il QPR – caduto due volte di recente: nel 2013 e 2015 – era stata colpita da una multa per violazione del FFP.

Un altro caso è quello dell’Hull City (relegato lo scorso anno) monitorato direttamente dall’UEFA. La squadra aveva centrato due stagioni fa (2013-2014) la qualificazione all’Europa League in seguito alla finale di League Cup contro il Manchester City. Immediata la richiesta di pareggiare il bilancio. La retrocessione successiva ha complicato ulteriormente i piani e il club (ora in Championship) è finito anche sul mercato dopo aver avuto fatturati record ma anche perdite crescenti.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting