Club milanesi nel mondo. Milano è una delle città più prestigiose nel mondo, non solo per la presenza di aziende importanti e della moda, ma anche per i diversi club che hanno contribuito ad accrescerne la popolarità. Consapevoli del loro prestigio, hanno così deciso di impegnarsi per realizzare iniziative per aiutare i meno fortunati.
Il successo di Inter Campus
Tra le prime società a muoversi a sostegno dei meno fortunati c’è l‘Inter, che nel 1997 ha creato Inter Campus, un programma di responsabilità sociale a lungo termine pensato per realizzare interventi di cooperazione basati sul calcio. Questo è servito a dare sostegno a ben diecimila bambini bisognosi tra i 6 e i 13 anni residenti in 29 Paesi nel mondo.
Le prime esperienze realizzate dalla società nerazzurra hanno avuto luogo nelle favelas brasiliane e negli orfanatori dell’est Europa, mentre in Medio Oriente si è subito capito quanto fosse fondamentale muoversi in maniera differente. Il progetto, infatti, qui punta a gemellaggi fra i bambini dei villaggi palestinesi e dei kibbutz israeliani, e si appoggia a edu-allenatori locali. Nei primi dieci anni di attività l’iniziativa va avanti in modo graduale, con un calo inevitabile nei periodi in cui la situazione politica era particolarmente difficile.
Nel 2009 è poi avvenuta la vera svolta: una squadra mista scende in campo in un torneo internazionale in Toscana. Sulla pettorina erano presenti entrambe le bandiere, un modo inequivocabile per esprimere come fosse importante mostrare vicinanza e collaborazione a queste popolazioni in profonda sofferenza. Ora il progetto è davvero decollato: oggi giocano insieme bimbi arabi, israeliani e i figli degli immigrati apolidi africani. Il calcio è in grado di aprire porte che sembravano sigillate e pensare alla pace non è più un miraggio.
Il progetto del Milan
Ormai da diverso tempo anche l’altra squadra di Milano, il Milan, si sta muovendo attivamente a favore delle persone meno fortunate. La onlus Fondazione Milan, infatti, ha da poco festeggiato il dodicesimo anno dall’inizio della sua attività e non ha certo intenzione di fermarsi. In questo periodo sono stati realizzati ben 125 progetti, in 18 Paesi. L’ultimo prende il nome di “Sports for peace” e ha luogo in Libano, in collaborazione con UNHCR, l’Agenzia dell’Onu per i Rifugiati. Vengono coinvolti duemila minori siriani e libanesi dai sei ai 17 anni.
Non si tratta di un’area scelta a caso: il Libano ha quattro milioni di abitanti e oltre un milione di rifugiati siriani, per la metà minori, ma solo centomila vanno a scuola. In un contesto di questo tipo, come ha raccontato Rocco Giorgianni, segretario generale di Fondazione Milan, “lo sport diventa fondamentale per la coesione sociale e il benessere individuale. L’investimento è stato forte, ben un milione di euro. Sono stati costruiti 12 centri sportivi, formati 84 allenatori, coinvolte 200 famiglie. Vedere i bambini cresciuti in un territorio dove la guerra è davanti ai loro occhi costantemente, correre dietro a un pallone in modo spensierato è la gioia più grande”.
Cosa fa l’Olimpia Milano
Più localizzato è invece l’impegno sociale dell’Olimpia Milano, da quattro anni il lavoro nelle elementari delle periferie con il progetto OneTeam/Eurolega. E’ il manager della società di basket milanese, Paolo Minguzzi, a raccontare che tipo di progetto si sta realizzando: “Coinvolgiamo ogni anno 20 classi di dieci istituti, per un totale di 400 bambini. Gli incontri in programma sono quattro, due a scuola, uno nella nostra palestra, l’ultimo al Forum: il basket è al centro, ma ci permette di parlare di regole e del giusto spirito competitivo“.
L’impegno del Rugby Milano
Anche la palla ovale vola con un messaggio forte: Rugby Milano allena al Beccaria e nel carcere di Bollate ed è impegnata a contrastare il disagio giovanile. Al momento è in corso un progetto pilota al quartiere Barona, con comunità Nuova, che include programmi per i ragazzini a rischio di abbandono scolastico al Lorenteggio, Baggio e Giambellino.