“A furia di rinviare il matrimonio, presto ci sarà un funerale”. La battuta spietata gira tra gli analisti e oggi fa da incipit ad una dettagliata analisi de Il Fatto Quotidiano che torna sulla vicenda dei rapporti tra Mediaset Premium e Sky, due contendenti che si stanno sfidando a colpi di diritti tv, e che presto potrebbero riservare nuovi colpi di scena.
Una volta c’è l’ingresso di Rupert Murdoch negli affari di Silvio Berlusconi, un’altra c’è una serafica fusione, un’altra ancora c’è l’assalto degli stranieri. Di solito, la verità sta nel mezzo.
In questo caso, sta nel miliardo di euro: per l’esattezza, un miliardo e cento milioni. Quel denaro che potrebbe convincere Berlusconi a vendere o Murdoch a comprare. Dipende dai punti di vista, in un duello che non ammette sconfitti. Almeno per la retorica di famiglia.
Forse per Cologno Monzese il miliardo abbondante non basta, di sicuro per il Gruppo Sky è troppo. Per ora si azzuffano e si scrutano. Per Mediobanca, invece, un accordo è inevitabile. Anche perché proprio l’istituto di credito, in passato, ha ricevuto dal Biscione il “mandato esplorativo”per reperire azionisti a Premium.
Il giro non cambia mai: francesi (Vivendi), arabi, russi. E poi destinazione Sky.
I FATTI. Niente impedisce a Mediaset Premium e Sky Italia di perpetuare la contesa nel mercato italiano, ormai disidrato, senza capitali pubblicitari e senza spettatori paganti. Né Berlusconi né Murdoch registrano attivi. Nessuno è abituato a dilapidare pezzetti di patrimonio.
Sky Italia è il muscolo più floscio dell’impero europeo dello squalo Rupert e Premium non è il forziere da proteggere per l’ex Cavaliere. Il Biscione ha sborsato 630 milioni di euro per l’esclusiva triennale di Champions League: i clienti crescono (1,9 milioni, un paio di mesi fa), non pare a sufficienza per assorbire l’investimento, soprattutto per i soldi che versano.
Il numero di Sky Italia sarà diffuso venerdì, ma l’oscillazione è minima rispetto ai 4,69 milioni di abbonati: se non c’è da deprimersi, di certo non c’è neanche da esaltarsi. Una semplice resistenza. In epoche dorate, Murdoch contava 5 milioni di clienti in Italia.
TENSIONI E FINZIONI. Il difetto di Premium è di fabbrica. Fu plasmata per arginare lo strapotere di Sky. Ma resta un contenitore e il contenuto – i diritti tv – costano parecchio. In questi ultimi mesi, il Biscione ha preparato un assalto mediatico ai rivali: via i canali di Mediaset dal palinsesto di Sky, contenziosi legali, campagne aggressive.
Normale. Finché non si rammenta dell’Antitrust che sta processando la sfacciata spartizione del campionato italiano, il patto benedetto dal mediatore Infront: magari Sky fu trascinata al tavolo, ma poi s’è messa comoda. Vuol dire che c’è sempre margine per stringersi la mano dopo le botte.
QUI MEDIASET. Pier Silvio Berlusconi e Yves Confalonieri – la seconda generazione – hanno davvero rilanciato Premium: la televisione a pagamento, però, non garantisce la prosperità di Mediaset. E in breve, va ricordato che il titolo del Biscione – in un semestre – è scivolato da 4,8 euro a 3,1. Sganciare Premium vale più del prezzo di una eventuale cessione: per il futuro, significa evitare perdite e dispendiosi acquisti di tornei di calcio.
QUI SKY ITALIA. Andrea Zappia gestisce un’azienda che ha diversificato le fonti di ricavo: il satellite ha un primato inscalfibile, ma il digitale terrestre non è più un avamposto per spaventare il Biscione. Dopo l’acquisto di Mtv (canale 8 del telecomando), Sky avrà il 50 occupato da LaEffe di Feltrinelli.
PERCHÉ INSIEME. Non vanno mescolati e sommati i voti di due partiti e neppure i clienti di due televisioni. Il cartello Sky Italia più Premium non promette fatturati stratosferici, semmai sancisce una posizione da monopolista. Per adesso, la coppia scoppiata agisce senza interagire molto. Premium limita i danni, Sky Italia guadagna tempo. Non può durare a lungo.