Lotta agli streaming illegali calcio. Domenica 14 febbraio erano attivi 469 siti che piratavano i contenuti sportivi di Mediaset. I tecnici di Cologno Monzese che si occupano di intercettare questi illeciti era una domenica qualsiasi come le tante del 2015 in cui le notifiche inviate ai siti pirata sono state 10 mila. A darne conto è oggi Il Sole 24 Ore che approfondisce il tema anche in vista della sfida di martedì tra Juventus e Bayern Monaco.
Con la ripresa delle competizioni europee ci si aspetta infatti una crescita degli attacchi ai contenuti video legali.
A prescindere dagli eventi, comunque, l’allarme rosso per Mediaset, Sky, Discovery e Rai è già partito.
“Non abbiamo ancora avviato alcuna azione legale nei confronti degli utenti. Ma credo che questa opzione non sia più da escludere” afferma Stefano Longhini, responsabile contenzioso broadcasting di Mediaset.
I 714 milioni di euro messi sul tavolo per 3 anni da Mediaset per la Champions League (e i 100 milioni in 3 anni di Sky per l’Europa League o il miliardo speso da entrmabi per la Serie A) sono un investimento da difendere.
Per i primi cinque operatori tv italiani (Mediaset, Sky, Rai, Discovery e La7) Mediobanca ha calcolato ricavi aggregati in calo del 13% tra il 2010 e il 2014. A incidere è soprattutto la raccolta pubblicitaria (-21,7%): in 5 anni i broadcaster hanno perso 319 milioni.
Nel frattempo Mediaset ha vinto il 13 gennaio la battaglia con Rojadirecta che è stata bloccata dal Tribunale di Milano il 13 gennaio scorso. Un blocco totale con “disabilitazione dell’accesso al sito internet e anche ai Dns e agli indirizzi Ip associati”.
La particolarità sta “nell’aver ordinato a un fornitore di connettività, nella fattispecie Fastweb, di intervenire bloccando l’Ip e non i Dns”. Si è quindi agito ad un livello superiore per aggirare il quale ci vogliono competenze non comuni.
Nel frattempo è cresciuto il fenomeno dei Vpn, i virtual private network che fanno apparire la connessione in una nazione diversa da quella in cui ci si trova. «Quella cui assistiamo è una concorrenza parassitaria, che si alimenta con ricavi pubblicitari, e che va combattuta innanzitutto sul fronte culturale» è il commento di Stefano Previti dell’Osservatorio Web Legalità e dello Studio Previti che assiste Mediaset.
In realtà, i fornitori di connettività si sono adeguati, alcuni prima, altri a ridosso della pronuncia su Rojadirecta. “Il più grande però, vale a dire Telecom, non lo ha fatto” precisa Longhini. Se il leader di mercato non si adegua Rojadirecta ha ancora qualche chance di essere vista.
Nel frattempo l’Agcom il 31 marzo 2014 ha varato un regolamento per la tutela del copyright online. Le istanze gestite da allora sono state 467 e 139 si sono concluse con ordine di disabilitazione di Dns.
In base al regolamento Agcom si potrebbe intervenire anche sugli Ip ma rimane il timore per la complessità dell’operazione che in questo modo potrebbe finire per colpire anche dei siti legali.
Chiaro, a questo punto, come il ruolo degli operatori di rete – come spiegato da Alberto Gambino presidente della Italian Academy of the Internet Code – sia fondamentale. Imporre ai fornitori di accesso di oscurare i siti pirata attraverso il blocco non solo dei Dns ma anche degli Ip consente infatti di evitare che il facile trasferimento da un dominio all’altro vanifichi l’operato dei titolari dei diritti.