Pay tv aggregazione Vivendi Mediaset Premium. Il vero obiettivo globale di Vivendi, tra Telecom Italia e Mediaset, sarebbe quello di realizzare una piattaforma pay tv europea in chiave anti-Sky. E l’interesse francese fa tornare d’attualità i rumors sulla possibile nascita di una grande TeleMedia, ovvero il matrimonio Mediaset Telecom ripreso oggi da Il Sole 24 ore.

A rafforzare le voci questa volta è il trait d’union di Vincent Bollorè: il finanziere bretone, dominus di Vivendi, è anche uno dei soci forti (8%) di Mediobanca dove in Cda siede Maurizio Costa in quota Fininvest (2%) proprietaria di Mediaset.

In Francia, il paese di Vivendi, di recente le due piattaforme payhanno trovato un accordo e si fonderanno. Mentre a Parigi le paytv si maritano i francesi hanno veramente voglia di entrare in Italia a fare la concorrenza a Sky e riportare l’orologio indietro agli anni ’90?

Ci sono tutti gli ingredienti perchè torni di prepotenza l’idea dell’incrocio tlc – tv, un matrimonio tecnologia – contenuti.

I francesi tornerebbero dopo 20 anni nel mondo delle pay tv: a metà anni ’90 Vivendi controllava Tele+ confluita dentro Stream nel 2003 e diventata Sky Italia.

Vivendi muove in Italia l’idea di creare un campione pay tv europeo antiSky gettando così i semi per una futuribile fusione MediasetTelecom. Una idea accattivante che piace anche a Mediobanca che da tempo caldeggia l’aggregazione per le pay tv in Italia.

Gli obiettivi sarebbero soprattutto Spagna, Italia e Francia con Ruper Murdoch molto forte invece in Inghilterra, Germania e Italia. L’ipotesi non ha trovato conferme ma smentite, anche perchè non mancano gli ostacoli.

Innanzitutto la valutazione: se è vero che proprio  Sky abbia offerto 1 miliardo per Premium alcuni mesi fa (offerta rispedita al mittente) non si capisce perchè invece Vivendi sia partita da 900 milioni. Ma su questo è chiaro che PierSilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri potrebbero preferire, per Premium, un altro sposo rispetto al rivale di sempre.

Una primaria banca d’affari, su richiesta del Sole 24 Ore ha valutato in 870 milioni l’equity value della pay tv del Biscione. Il 2015 secondo le stime ovrebbe essersi chiuso con ricavi a 810 miloni: 700 dalla parte abbonati e 110 di pubblicità.

In Europa gli operatori paytv, con bilanci in utile, vengono valutati 2 vote i ricavi. Scontando, invece, che Premium abbia chiuso in perdita il 2015 (anche a causa dell’ammortamento annuale dei diritti della Champions League) si applicherebbe un multiplo quasi dimezzato arrivando a poco meno di 870 milioni.

Il secondo ostacolo è di sistema: una Vivendi proprietaria di Premium, con Mediaset azionista di minoranza, riproporrebbe lo scenario di 20 anni fa con Tele+ e Stream e tornerebbe il tema centrale: in Italia (e non solo: in Europa le pay tv sono tutte monopoliste) non c’è mercato per 2 operatori pay.

Bisognerebbe poi chiedersi cosa ne pensano a Madrid: due anni fa Telefonica ha comprato il 10% di Mediaset Premium. All’epoca l’operazione rientrava nel più grande e complesso riassetto di Digital+ (la pay tv spagnola). Gli spagnoli sarebbero contenti di avere i francesi, rivali nelle Tlc, dentro Premium?

La quota venne pagata da Cesar Alierta 90 milioni su un equity value di 900 milioni. Tanto quanto oggi offre Vivendi. A Cologno però hanno da tempo sul tavolo la questione Premium: lanciata anni fa con obiettivo di diversificare e fare la guerra a Sky, ha toccato i 2 milioni di abbonati, ma ha anche dovuto sostenere costi enormi per aggiudicarsi la Championa League.

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