Da clienti a investitori. Così, secondo Mihir Bose, già giornalista BBC ed ora freelance di successo con 29 libri all’attivo, i club dovranno rivedere il loro rapporto con i tifosi. Il giornalista inglese – pioniere del giornalismo economico calcistico – lo ha spiegato, e scritto, su Insideworldfootball.com.
Il dibattito è aperto dopo le scelte contraddittorie dei club, e le proteste, che si sono susseguite nelle ultime settimane. C’è chi come il Sunderland ha deciso di abbassare i prezzi della prossima stagione e chi invece come il Liverpool ha dovuto fare marcia indietro rispetto agli annunciati rialzi.
Ora il tema rimane aperto. E naturalmente non si esaurisce alla constatazione del fatto che i biglietti hanno un valore di mercato spesso superiore a quello che i tifosi pagano, come conferma l’ampio mercato che si sviluppa intorno alle rivendite che ha spinto la Supporter Federation ad una presa di posizione chiara (invitando i club a occuparsi direttamente di queste stesse rivendite).
“Per fare un vero e proprio cambiamento verso ciò che il calcio ha bisogno, i club devono accettare che i fan vengano considerati non solo clienti, ma azionisti. E bisogna quindi guardare a ciò che le aziende fanno con gli azionisti. Una società ha l’obiettivo di fare soldi, naturalmente, ed al termine distribuiscono dividendi. Ma le aziende possono anche fare di più”.
“Distribuendo i dividendi – aggiunge Bose – si fanno gli azionisti felici e li si preserva dalla tentazione delle offerte di chi vuole acquistare la società. Questo nel mondo aziendale funziona molto bene”.
“Così anche una squadra di calcio dovrebbe fare. In un anno in cui ha realizzato buoni utili dovrebbe dichiarare che una proporzione del suo surplus verrà restituita agli abbonati in proporzione al prezzo che hanno pagato per i loro biglietti. Chi paga di più otterrà di più”.
“Non saranno tantissimi soldi – ammette il giornalista inglese – ma sarà un gesto chiaro per dire che i fan sono soggetti interessati al club con il diritto di una parte dei profitti del club”.
E’ chiaro anche all’ex giornalista BBC che questo atteggiamento è lontano dall’essere applicato e che i proprietari dei club vedono il denaro che ricevono come “i loro soldi”. Per questo la sua constatazione è dura e amarissima: “Possono intendersi come custodi del club o come proprietari ma sono di fatto dei feudatari”.