Quanto vale Totti per la Roma? La Repubblica oggi analizza i vari aspetti dell’addio al Capitano giallorosso elencando una serie di aspetti economici che il club si trova a dover gestire nel momento in cui la carriera della sua bandiera volge al termine.
Totti continua. Nei suoi desideri, nei suoi programmi almeno: non vuole smettere di essere un atleta, vuole aggiungere un’altra stagione alla sua carriera, la numero 25 con la Roma, quella delle nozze d’argento.
Lo ha ribadito anche ieri al presidente, e ora aspetta una risposta. Che, se favorevole, aprirebbe la lunga stagione dell’addio. Solo una partita amichevole di congedo dal calcio varrebbe oltre tre milioni, fra l’Olimpico esaurito e i diritti tv. Per ora però bisogna aspettare.
Quel che è certo è che i 600mila euro garantiti da un possibile contratto da dirigente sono molto inferiori alle aspettative invece di Totti calciatore ancora per un anno.
Davanti, c’è l’idea di una passerella lunga dodici mesi. Il numero 10 ha giocato solo 6 partite ufficiali quest’anno, ma il suo brand è ancora fortissimo, assai lontano dal tramonto.
La Roma vende 80mila magliette l’anno, e 50mila (il 65% circa) hanno impresse il suo nome e il suo numero (al club va un quinto dei ricavi, circa 800mila euro annui). Anche a gennaio 2016 è in cima alle vendite.
Totti stesso ha un giro d’affari fra i 6 e i 7 milioni l’anno, 3,2 milioni di stipendio più i ricchi contratti con Nike e Lottomatica.
A ottobre, un’indagine di Repucom basata sul “celebrity Dbi”, indice di notorietà e percezione, ha stabilito che Francesco Totti ha un livello di popolarità pari al 99% (insomma, lo conoscono tutti in Italia), secondo solo a Valentino Rossi fra gli sportivi italiani. Ed è in cima anche per indice di gradimento (73, come Pirlo e Buffon) e fiducia ispirata nell’audience (57 l’indice, altissimo).
Un altro anno di Totti, dunque, consentirebbe di diluire nel tempo tensioni e nostalgie. E di passare da un divorzio immediato e traumatico a una separazione lenta che trasformerebbe in evento ogni singola tappa (l’ultima sfida a Juve, Inter o Milan, l’ultimo derby, l’ultima in casa, l’ultima in assoluto). Successe per Baggio a Brescia, il suo ultimo anno fu un irripetibile tour d’addio, la squadra registrò 14mila presenze di media in casa (l’anno dopo, senza Baggio, 7mila: la metà).
E succede assai più frequente negli States, dove gli addii di leggende come Derek Jeter, capitano dei New York Yankees, o di Kobe Bryant, che a novembre ha scritto una lettera ai tifosi dei Lakers per comunicare il suo ritiro a fine stagione, hanno trasformato la fine di un’era in un nuovo inizio.