Diritti tv Serie A Capello – Il divario che separa la Serie A dalla Premier League in termini di fatturato e in particolare nei proventi legati alla commercializzazione all’estero dei diritti televisivi, è legato a una scarsa attitudine di chi ha gestito il calcio in Italia nel valorizzare al meglio il prodotto. Non solo nella fase attuale, dove l’appeal commerciale del campionato italiano non è minimamente paragonabile a quello di 10-15 anni fa, ma anche ai tempi d’oro, quando in Serie A giocavano stelle del calibro di Ronaldo, Zidane, Shevchenko. E’ questa la riflessione fatta da Fabio Capello davanti alle telecamere di Sport Frame, il magazine sportivo di Bocconi TV.
«Noi abbiamo avuto le squadre ricche per tanti anni, tanto che tutti i campioni volevano venire in Italia», spiega l’ex allenatore di Milan, Real Madrid, Roma e Juventus, «ma abbiamo sbagliato la politica di commercializzazione del prodotto, specialmente sui mercati esteri. Non siamo stati capaci di fare del buon marketing».
Capello, che conosce bene la realtà inglese, anche per essere stato ct della nazionale dei tre leoni dal 2007 al 2012, ricorda come in passato la Premier League, per diffondere la propria presenza sui mercati esteri, «vendeva ai tempi il proprio prodotto in tutto il mondo a dei prezzi inferiori» rispetto alla Serie A. «Però proponeva questo prodotto dicendo: ve lo diamo ma dovete trasmetterlo live, menetre gli italiani se ne fregavano. Cosa facevano? Vendevano il prodotto, incassavano e basta, senza pensare al futuro».
Il risultato, fa notare ancora Capello, è sotto gli occhi di tutti: «Oggi il prodotto inglese televisivo viene venduto in tutto il mondo a dei prezzi pazzeschi. Noi siamo rimasti sempre quelli che vendono, incassano e non pensano a sviluppare il proprio prodotto».
L’ex ct della Russia, oggi opinionista per Fox Sports Italia, si sofferma anche sulle ragioni dietro alla fuga di spettatori dagli stadi italiani. «Per quanto riguarda gli spettatori in Italia ce ne sono sempre di meno a causa degli stadi che non sono confortevoli come lo sono in altri Paesi. Ma, secondo me, anche perché ci sono gli ultras che sono diventati più pericolosi per il potere che hanno in questo momento».