Salah testimonial Egitto – Mohamed Salah potrebbe diventare testimonial dell’Egitto in Italia per cercare di rilanciare il turismo nel Paese del Nord Africa, in forte difficoltà (i dati per l’estate parlano del 90% di prenotazioni italiane in meno) principalmente a causa di due fattori: la paura di attentati dell’Isis (a ottobre un charter russo, partito da Sharm El Sheikh e diretto a San Pietroburgo, è precipitato nel Sinai, causando la morte di 224 persone, tra cui 27 bambini) e il caso dell’omicidio del ricercatore universitario Giulio Regeni, che ha scosso l’opinione pubblica italiana.
Per il ministero del Turismo egiziano, scrive il Corriere della Sera, sarebbe già tutto fatto, mentre la Roma avrebbe fatto sapere che ci sarebbe un accordo avviato bene, ma che deve ancora essere messo nero su bianco.
I tempi sono diversi e non poteva essere altrimenti. L’Egitto deve rilanciare la sua immagine di Paese dove è bello (e relativamente economico) trascorrere le vacanze. I dati per l’estate parlano del 90% di prenotazioni italiane in meno. Alla Roma potrebbero anche chiedersi se è proprio questo il momento giusto, con il caso Regeni tutt’altro che risolto, per dare tanto risalto a un’operazione di marketing ancora de definire nei particolari.
Salah testimonial Egitto, il comunicato del ministero
Ma intanto dall’Egitto è già arrivato un comunicato ufficiale che annuncia «di aver raggiunto un accordo con la As Roma per una campagna pubblicitaria». Si dovrebbe partire il prossimo settembre, in concomitanza con il nuovo campionato, e potrebbero essere coinvolti anche altri giocatori giallorossi. Il centro della campagna sarà naturalmente lo stadio Olimpico, ma sono previste anche altre forme di pubblicità.
Il ministero egiziano sottolinea che Salah, che ha anche testimonial della Pepsi, «ha avuto di recente grande successo in Italia». La Roma ha confermato i «lavori in corso», ma anche che il contratto definitivo non è stato ancora firmato e che si tratta di un’iniziativa di partnership e non di sponsorship.
Salah è il calciatore egiziano numero uno: ha giocato 39 partite con la nazionale e segnato 24 gol. È arrivato in Europa a 20 anni, nel Basilea, ed è rimasto coinvolto in una polemica durante una partita di Champions League, giocata contro il Maccabi Tel Aviv. Secondo gli israeliani si sarebbe rifiutato di stringere loro la mano con un sotterfugio. Ma Salah ha più volte negato di essere antisemita.
Quando è arrivato alla Fiorentina, nel gennaio 2015, in prestito dal Chelsea, «Momo» ha scelto il numero 74 per onorare la memoria dei morti allo stadio di Port Said. Una strage che non c’entrava con la violenza ultrà ma con la guerra interna tra vecchio regime e rivoluzione di piazza Tahrir. A Roma Salah ha scelto un più classico numero 11.
Intervistato dalla Stampa sul suo passato, ha spiegato: «Non voglio continuare a spiegare che Salah è una persona perbene. La verità è che io ho rispetto per la mia religione come per quella degli altri. La Comunità ebraica di Roma era scettica sul mio arrivo? Non ho mai avuto problemi da quando sono qua». Ora, suo malgrado, rischia di ritrovarsi in un’altra polemica.