Milan patteggia fair play. Il Milan continua a tenere banco sulle pagine sportive dei quotidiani nazionali e l’impressione sempre più marcata è che manchi solo la volontà ufficiale di Silvio Berlusconi di cedere la società. I segnali sono diversi.
Silvio Berlusconi attende un dossier completo per dare l’ok alla trattativa in esclusiva e non vincolante con la cordata cinese interessata al 70% del Milan. Intanto, sul destino del club in questi giorni si sono allineati i due rami della sua famiglia.
Non è un mistero che i figli al vertice di Fininvest e Mediaset, Marina e Piersilvio, da tempo vedano di buon occhio la cessione. Sull’altro fronte famigliare, anche Barbara, che del Milan è vicepresidente e ad, secondo quanto filtra, durante lo scorso fine settimana avrebbe consigliato al padre di vendere, se lui stesso e Fininvest riceveranno garanzie sulla solidità dei potenziali soci e su importanti investimenti futuri per la squadra.
Un ulteriore incentivo per Berlusconi potrebbe essere rappresentato dalla vittoria della coppa Italia nella finale del 21 maggio: festeggiare il 29mo trofeo gli consentirebbe di fare il passo indietro in un clima diverso dalla desolazione prodotta da questa annata finora disastrosa.
Nel frattempo: Repubblica (che conferma l’indiscrezione sul cambio di idea da parte di Barbara sulla cessione) lancia il nome di Vincenzo Montella come prossimo tecnico rossonero.
Che la trattativa con i cinesi sia arrivata alla fase cruciale lo dimostra la cancellazione dell’appuntamento di martedì prossimo a Nyon con l’Uefa. Era all’ordine del giorno la discussione del piano industriale quadriennale (sulla base del fair-play finanziario), che però non avrebbe avuto senso, data la concreta ipotesi che il Milan a luglio abbia un nuovo assetto azionario: in questo caso (e in caso di qualificazione all’Europa League) sarebbero i nuovi azionisti di maggioranza a dovere presentare entro dicembre un nuovo piano.
La bozza del vecchio piano, che si basava sull’assunto della partecipazione all’Europa League nel 2016-17 e alla Champions nel 2017-18, non verrà più presentata, nemmeno se Berlusconi resterà il padrone. Le ragioni sono due.
Se il Milan non andrà nelle coppe (mancata vittoria in Coppa Italia e settimo posto in campionato), non sarà necessario aderire al Ffp. Se invece andrà in Europa League, la società ha comunque ritenuto sopportabile il rischio di un patteggiamento con l’Uefa, tra fine 2016 e inizio 2017, per violazione del Ffp. E’ la procedura già toccata Roma, Inter, City e Psg: la sanzione può consistere in un trattenuta sui premi, in una limitazione della rosa, in una limitazione sulla campagna acquisti.
Volete sapere come andrà a finire, ecco:
alla fine di tutta sta manfrina si aprirà una trattativa che si concluderà con un memorandum d’intesa il quale dopo mesi e mesi non porterà a nulla. Nel frattempo il Milan ha cambiato allenatore e imbastito una campagna acquisti fallimentare che porterà la squadrà a essere fuori dall’Europa che conta già a gennaio. A marzo ricominceranno le contestazioni e gli inviti della tifoseria alla cessione quanto prima. Berlusconi farà una sparata delle sue dicendo che il Milan è una questione di cuore e non può essere svenduto al primo che capita, che tornerà grande e che dall’anno prossimo (stagione 2018-19 quindi) lotterà per la Champions o per qualcosa in più e così via…