Bilanci Serie A – E’ una fotografia per certi versi preoccupante quella relativa ai conti della società di Serie A scattata dal Report Calcio 2016. Una rilevazione che per la prima volta da quando viene pubblicato il Report Calcio, si basa 19, anziché 20 bilanci, in quanto quello del Parma non è stato depositato in conseguenza della procedura di fallimento del club.
Bilanci Serie A, il risultato netto
Il risultato netto negativo della Serie A, dopo tre anni di calo costante, subisce un’impennata del 104%, passando da 186 a 379 milioni di euro. Se si calcola poi il risultato netto medio per club il peggioramento risulta essere del 115%, da 9,3 a 20 milioni.
Bilanci Serie A, valore e costi della produzione
Il valore della produzione, in calo del 3,9% da 2.299 a 2.210 milioni se si prende in considerazione il dato complessivo, sale leggermente da 114,9 a 116,3 milioni (+1,2%) calcolando il dato medio per club.
Crescono invece, in qualsiasi modo vengano analizzati, i costi della produzione: da 2.438,4 a 2.498,5 milioni in termini assoluti (+2,5%) e da 121,9 a 131,5 milioni mediamente per club (+7,9%).
In presenza di una consistente diminuzione dell’Ebitda da 397 a 255 milioni, in calo del 35,8%, il peggiore risultato dal 2010-2011, e di una parallela contrazione del 25,2% delle plusvalenze generate dalla cessione dei diritti sui giocatori, risulta più urgente agire con vigore sulle leve della differenziazione delle entrate (ancora e sempre più basate prevalentemente sui diritti media) e sul contenimento dell’incidenza dei costi imputabili al personale tesserato.
Bilanci Serie A, la situazione patrimoniale e i debiti
Si registra peraltro in ogni comparto un appesantimento della sostenibilità complessiva del sistema Serie A, anche perché quasi tutti gli indicatori risentono di una situazione patrimoniale e finanziaria molto delicata, conseguente alla sostanziale mancanza negli ultimi due anni di ricapitalizzazioni dei club. Il patrimonio netto medio è abbattuto, anzi addirittura negativo per 0,7 milioni. Negativo anche l’Equity ratio (-0,4%), che indica il rapporto fra patrimonio netto e totale attività.
Il livello d’indebitamento, cioè la misura del ricorso di un’azienda al capitale di terzi per finanziarsi, è addirittura oltre il cento per cento (100,4%). In crescita anche l’indebitamento medio per club da 155 a 157 milioni, con in particolare un aumento del 16,8% dei debiti finanziari, conseguenza preoccupante di una mancanza di liquidità propria.
Bilanci Serie A, la ripartizione dei ricavi
Esaminando nel dettaglio il Conto Economico della Serie A, si può osservare che il valore della produzione viene alimentato dalla crescita consistente di due voci: innanzitutto, i ricavi da diritti televisivi che crescono da 987,1 a 1.031,9 milioni (+4,5%), tanto da rappresentare nella stagione 2014-2015 addirittura il 47% del totale, la percentuale più alta mai raggiunta; in secondo luogo, si registra un aumento dei ricavi da stadio, da 192,3 a 221,7 milioni (+15,3%).
In costanza di contratti televisivi per la cessione dei diritti domestici e senza significative modifiche nel dato degli spettatori presenti nelle partite di campionato, entrambe queste positive variazioni vanno attribuite agli eccellenti risultati ottenuti dalle squadre italiane nelle competizioni europee dell’anno passato (più partite giocate, più incassi e maggiori proventi UEFA). Va segnalato che da questa stagione (2015-2016) è entrato in vigore il nuovo contratto di cessione diritti TV domestici che porterà nelle casse dei club un centinaio di milioni in più.
Anche i ricavi da sponsor e attività commerciali sono in lieve crescita, da 344,2 a 360,9 milioni. Un dato però molto lontano da quello generato dagli altri principali campionati europei. Va segnalato poi che, mentre crescono le entrate commerciali complessive, risultano in calo i ricavi da sponsor.
Bilanci Serie A, plusvalenze e ammortamenti
Diminuiscono le plusvalenze ottenute attraverso la cessione dei diritti sui calciatori. Un anno fa i club di Serie A ne avevano ricavato 443,2 milioni, quest’anno 331,7, per un calo del 25,2%. Mediamente ogni club ha ottenuto dalle plusvalenze 17,5 milioni, ma ha dovuto iscrivere a bilancio 23,8 milioni di ammortamenti, per una forbice negativa che rispetto a un anno fa si è molto allargata.
In particolare, sono di molto diminuite le plusvalenze generate dai club partecipanti alla Champions League e di quelli che ambiscono a rientrare nel giro delle competizioni europee, a testimonianza della volontà di trattenere i giocatori migliori nel tentativo di riconquistare le quote perdute di competitività sportiva ed economica.
Bilanci Serie A, suddivisione costi della produzione
Resta pressoché invariata la composizione dei costi della produzione, ma torna a crescere in modo consistente il costo del lavoro, dopo alcune stagioni caratterizzate da qualche sforzo di contenimento. In termini assoluti si passa dai 1.187,7 milioni della stagione 2013-2014 ai 1.235,6 attuali (+4%), ma analizzando il dato medio per club la situazione si presenta ovviamente in termini più pesanti: si sale da 59,4 a 65,0 milioni, per una crescita del 9,4%.
Conseguentemente, torna dal 58% al 60% il rapporto fra costo del personale tesserato e ricavi di vendita e risale all’85% il rapporto fra costo imputabile al personale tesserato allargato (costo del lavoro e ammortamenti) e ricavi di vendita.
Bilanci Serie A, le prospettive per il futuro
Secondo Emanuele Grasso, il partner di PwC che ha curato la stesura del Report Calcio 2016, «le risorse degli azionisti dei club italiani si stanno prosciugando e l’intervento di nuovi investitori è pertanto improrogabile». «Dal nostro osservatorio possiamo rilevare che i contatti tra club e nuovi investitori globali si sono intensificati, significativamente. Il cambiamento dunque è imminente».