Mettere il tifoso al centro non è più solo una dichiarazione d’intenti. Se c’è un obiettivo che SportHackTag, l’evento organizzato da Gea World e Minimega Pubblicità in questi giorni (24-25 maggio) allo stadio Emirates di Londra, ha messo in primo piano è quello di chiamare le società di calcio (italiane e non solo, ma visto i ritardi operativi quelle della penisola sono chiamate ad agire quanto prima) ad una riflessione sul valore del coinvolgimento dei tifosi nel business del club.
Un obiettivo che significa in un primo momento il passaggio strategico dei club da semplice squadra a vera e propria media company (ovvero una azienda che attraverso il web e i social produce e distribuisce contenuti), ed in un secondo luogo la capacità di generare numeri che si possano trasformare in business, ovvero: monetizzare l’esposizione attraverso i social.
L’attenzione c’è, lo dimostrano le presenze: oltre ai top club italiani (fra cui Juventus, Milan, Lazio, Sampdoria, Genoa, Torino e altri) e inglesi (tra cui Spurs e Manchester City) si sono viste anche aziende del calibro di Samsung o leghe sportive come l’NBA o la nostra Serie B (nella foto di copertina l’intervento di Federico Smanio) e organizzazioni come l’ATP di tennis. Ma questa attenzione dovrà essere riportata in Italia e tradotta in investimenti concreti dei club.

Un aspetto questo sottolineato – parlando con CF – calcioefinanza.it a margine del suo intervento – da Federico Palomba (Head of digital della Juventus): “E’ vero che noi siamo all’avanguardia per le strutture e lo stadio che tutti ci invidiano – ha detto – ma in pochi vedono il lavoro e gli investimenti che vengono fatti in tutti il mondo per aggregare i nostri tifosi, interagire con loro e coinvolgerli a partire dai social media: non è un caso se l’85% del nostro pubblico sul web non è fatto da italiani”. Oggi, del resto, la Juventus conta siti in 7 diverse lingue per una audience complessiva di 37 milioni di persone. Tre i mercati esteri di grande rilevanza: Indonesia, Cina e Usa (oltre a Sud America e Medioriente, quest’ultimo in crescita dopo le ultime iniziative in lingua araba).

E l’idea di fondo è ripresa anche da Annalisa de Luca (CONI) che allarga la visuale agli appassionati di tutti gli sport e spiega: “In vista delle prossime Olimpiadi e del progetto a lunga scadenza di Roma 2024 il nostro intento attraverso i social è quello di recuperare la capacità di raccontare i grandi campioni che la frammentazione mediatica degli ultimi anni ci ha fatto un po’ perdere”. Anche per questo a Rio l’Italia per la prima volta si presenterà come Italia Team e non come semplice somma di sportivi da diverse discipline “in un progetto – precisa De Luca – che è anche di organizzazione, non solo di comunicazione”.
Domani la seconda giornata di SportHackTag che, dopo gli interventi della mattina, vedrà il proseguimento degli incontri B2B tra aziende (digitali e non solo) e club.