Adidas rilocalizza produzione Baviera. Arretra la globalizzazione, avanzano i robot. La tedesca Adidas ha annunciato l’inizio di un processo di rimpatrio delle produzioni che aveva delocalizzato in Asia. Sta costruendo un nuovo stabilimento a Ansbach, in Baviera. Lo riferisce oggi il Corriere della sera.
Si tratta di un impianto prototipo nel quale le scarpe saranno preparate e cucite da robot. Inizierà la prima sperimentazione nella seconda metà dell’anno, poi la produzione più massiccia prenderà il via con il 2017. Un impianto simile — si chiamano Speedfactories — sarà aperto negli Stati Uniti. Se funzionerà, e la società ha pochi dubbi che funzionerà, altri saranno aperti.
È da 20 anni che la Adidas non produce in Germania, che ha delocalizzato, come praticamente tutti i suoi concorrenti, in Paesi a basso costo della manodopera. Ora, però, il costo del lavoro è aumentato significativamente in Asia, soprattutto in Cina. In parallelo, le nuove tecnologie permettono di costruire interi impianti robotizzati.
Il processo di reshoring — il riportare la produzione in patria opposto all’offshoring — non sarà però repentino. In una fase iniziale non comporterà riduzioni di produzione in Asia. A pieno regime la fabbrica di Ansbach produrrà infatti mezzo milione di sneakers all’anno, che si confrontano con i 31 milioni complessivi che l’azienda realizza e con i 30 milioni che ha l’obiettivo di aggiungere alla produzione entro il 2020.
Adidas dice che l’obiettivo finale non è la totale automazione della produzione. Si tratta però di un netto cambio di strategia per un’azienda che aveva fatto della delocalizzazione una chiave del suo successo. Non è l’unica: il reshoring è una tendenza ormai affermata, tanto che sta cambiando i flussi del commercio internazionale e le caratteristiche delle filiere di produzione.