Moratti Zhagn Jindong uomo giusto per l’Inter. Massimo Moratti è stato intervistato dal Corriere della sera in un momento storico: il suo passo indietro è definitivo. Non ha più quote nell’Inter ed ora osserverà dall’esterno la società rimasta a Zhang Jindong (Suning) e Erick Thohir. Il presidente del Triplete, 16 trofei in 21 anni per lo più concentrati tra il 2006 e il 2010, ha parlato a ruota libera non senza nascondere le difficoltà di questi mesi e si è detto “fiducioso” nei confronti della nuova proprietà.

“Mi hanno regalato un’impressione di serietà – spiega Moratti -. Non è detto che la prima impressione sia sempre quella giusta, ma quando i nuovi proprietari dell’Inter vennero a Milano, tempo fa, facemmo un incontro a Imbersago, in campagna. Notai in Zhang Jindong concretezza, un uomo che non ha bisogno di recite, nessuna voglia di apparire. Così anche il figlio, educato, abituato ad ascoltare. La delegazione rispettosa del proprio leader. Da questo, e da altro ancora, ne ho tratto un giudizio positivo”.

Per Moratti nessun trauma per l’uscita visto che la vera uscita – ammessa dal presidente – è considerata quando nel novembre 2013 la società è passata a Thohir. Anche se non nasconde i problemi di questi mesi: “Ammetto che ho fatto fatica, malgrado l’infinita cortesia di Erick Thohir. E in questa mia confidenza non c’entra proprio niente l’imprenditore indonesiano, disponibilissimo nei miei confronti, sensibilissimo verso di me”.

La gestione Moratti rimarrà nell’immaginario anche e soprattutto per i grandi colpi di mercato a partire dall’acquisto di Ronaldo per 48 miliardi di lire nel ’97. «Non è solo la passione – spiega Moratti -. Sì, ovvio quella c’è, ma c’è dell’altro: capire che quel giocatore, che hai visto, ti è piaciuto, ti ha emozionato, può interpretare il calcio che hai in mente, non solo risolvere i problemi del momento. Poi pensi ai tifosi, a quella gente, ed è tanta, che vuol bene alla tua squadra. È questo insieme di sensazioni-situazioni-problemi che ti consentono certe operazioni, che ti spingono a osare. A volte è come fare un bel regalo ai propri figli».

Con Thohir invece era un’altra Inter. «Ma Thohir non doveva nemmeno farlo. Ognuno ha il proprio carattere. Ho sempre ritenuto che sia importante nella vita non recitare».

Anche Moratti, poi, pone l’accento sulla necessità di un progetto nuovo per il calcio italiano: “Bisogna dare certezze a chi investe. La cosa peggiore che possa capitare è non avere davanti a sé una strada certa. Da noi manca qualcosa di definitivo per il futuro”.

Infine a livello tecnico: “Mancini può rappresentare un punto fermo a livello tecnico. Certo che la prossima stagione deve rappresentare una svolta anche nei risultati”.

Infine, risponendo ad una specifica domanda Moratti dà un suggerimento alla nuova proprietà: «Affidare la responsabilità dirigenziale a un uomo collaudato, di esperienza, che conosca non solo il calcio italiano, ma anche il territorio, Milano, i tifosi. Oltre non vado». E non chiude le porte ai figli:«Nessuno avrebbe detto che io avrei preso l’Inter da Pellegrini nel ’95. Nemmeno mia moglie. Il futuro? Perché no? Ho cinque figli innamorati dell’Inter».

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