I calciatori che giocano in Russia hanno un prelievo fiscale minimo, limitato al 13% dei loro guadagni. In altre parole chi incassa un ingaggio annuo di 2 milioni di euro paga al fisco di Mosca solamente 260 mila euro intascando quindi 1,740 milioni netti. Ne scrive oggi Il Sole 24 Ore in un pezzo che analizza i paradisi fiscali del calcio.

Meglio della Russia, solo il Qatar. Dove su due milioni di imponibile fiscale l’Emirato non pretende alcun centesimo di prelievo fiscale.

In Europa invece a fare concorrenza alla Russia c’è la Turchia: 700 mila euro di prelievo (sui 2 milioni di cui si diceva prima) ovvero all’incirca il 35% dell’ingaggio di un giocatore. Nelle tasche del calciatore rimangono 1.300 euro.

Alle loro spalle la Grecia: 833 mila euro su 2 milioni e l’Inghilterra con 880 mila euro sempre su 2 milioni di ingaggio.

I dati emergono dal capitolo sul “Contributo fiscale e previdenziale del calcio professionistico” del “ReportCalcio 2016”, iniziativa con cui da alcuni anni la Federcalcio con Arel e Pricewaterhouse Coopers, fotografa il calcio italiano.

L’analisi è stata effettuata sull’anno d’imposta 2013 e vede l’Italia giocarsela alla pari con la Francia ma messa meglio di Spagna e Germania.

In concreto: 2 milioni lordi in Italia equivalgono a 1,117 milioni netti, in Spagna a 1,069 milioni e in Germania a 1,073 milioni. La Francia fa meglio di noi, ma di poco: 1,119 milioni. Il paese più costoso è il Portogallo.

Nel 2013 il calcio professionistico italiano ha pagato all’Erario 895,1 milioni di euro, più 125,5 milioni di gettito erariale connesso alle scommesse sul calcio. Ma si tratta di un dato che continua a decrescere dal 2010 in poi.

Il giro d’affari (fiscale) maggiore è rappresentato ancora dalla Premier League: 1,7 miliardi di euro versati. Lontanissime Germania (875) e Francia (793).

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