dMentre il Governo sta studiando una modifica della Legge Melandri e nei giorni scorsi il sottosegretario Lotti ha annunciato una Serie A più bella e competitiva nelle stanze del potere fa capolino con crescente insistenza l’idea di trasformare la Lega Calcio di Serie A in una Società per Azioni.
Il modello, come sempre più spesso capita in queste situazioni, è la Premier League inglese, che sin dal 1992 si è costituita in una società.
Ma cosa significa questa novità?
Innanzitutto una differenza giuridica. “The Football Association Premier League Limited” è una “private company”, mentre la Lega Serie A è un’associazione privata, o meglio un’associazione di categoria, la cui fondazione risale al 1946.
Anche se è chiaro che pure la Lega Calcio persegua obiettivi di business, si può dire che con il modello inglese la ricerca di manager preparati e capaci di dare risultati in termini di bilanci e utili diventerebbe priorità assoluta.
In Premier League i club sono “azionisti” e i 20 club si dividono in quote egualitarie le loro quote. Hanno la possibilità di proporre nuove norme e modifiche ai regolamenti in assemblea. La maggioranza richiesta per qualsiasi cambiamento e per i principali contratti commerciali necessitano dei due terzi dei voti.
Anche per questo si è affermata in Inghilterra una distribuzione dei diritti tv molto meno squilibrata rispetto a quella italiana.
Ma è altrettanto vero che il sistema inglese è stato costruito col tempo e con passi avanti progressivi.
Non a caso – si veda la tabella qui sopra presa dal sito della BBC – ad un certo punto dopo il 2004 i diritti tv subirono una decurtazione del 10% circa su base triennale prima di tornare a crescere fino alle cifre record dell’accordo che entra in vigore quest’anno.
Nelle sue linee guida la Premier esprime infine con chiarezza tutti i suoi obiettivi, che vengono poi coerentemente perseguiti.
Da una parte vi è quella di promuovere un campionato più competitivo in cui si fa esplicita menzione a “campioni di livello mondiale” come veicolo per raggiungere l’obiettivo.
Infine la Premier si occupa direttamente del calcio giovanile con il progetto dell’Academy, un tema che non può che stare a cuore ai dirigenti del calcio nazionale e che con una struttura a Spa potrebbe prevedere obblighi più stringenti da parte dei soci, ben più vincolante rispetto al semplice status di associati.
Ma sì, dai, trasformiamo tutto in una società di capitali. E’ da 30 anni che il calcio è progressivamente diventato un oggetto di lucro invece che uno sport.
Negli anni ’80 i club si straformarono da associazioni sportive in SpA/SrL, negli anni ’90 sono arrivati i diritti televisivi, poi è arrivata la sentenza Bosman che ha levato qualunque limite agli stranieri, i salari dei giocatori sono esplosi facendo inorridire i tifosi (e ora gli stadi sono vuoti), in più proprio in inghilterra ci sono club come il Manchester United che ormai se ne fregano se non vincono, perchè tanto gli utili li fanno comunque. Poi tra l’altro visti i risultati sportivi disastrosi sia della nazionale inglese a mondiali ed europei, sia dei club inglesi nelle coppe, mi chiedo francamente come si faccia anche solo a suggerirli come modello da seguire, quello inglese è il calcio PERDENTE per definizione.
Via i valori sportivi, via le bandiere, via l’attacamento alla maglia, sotto col “business”… Avete rotto con la “modernità”.