L’ennesimo slittamento della firma del preliminare d’acquisto tra Fininvest, cui fa attualmente capo il 99,9% del Milan, e la cordata cinese interessata a prendere il controllo del club, aveva lasciato pensare che la trattativa fosse ormai finita in un vicolo cieco e potesse dunque concludersi con un nulla di fatto. Tanto più che nella serata di ieri, al termine dell’incontro ad Arcore tra il presidente Silvio Berlusconi e l’ad Adriano Galliani, si erano diffuse voci su un possibile ripensamento dell’ex premier, che nelle ultime settimane sembrava invece ormai convinto di cedere, dopo 30 anni, il controllo del club.
Oggi la stampa sportiva e quella generalista rilancia tuttavia una ricostruzione dei fatti differente. I ritardi nella firma del preliminare, si legge sui principali quotidiani tra cui Repubblica e Corriere della Sera, non sarebbero legati a un raffreddamento della trattativa ma alla volontà dei cinesi di acquistare subito il 100% del Milan e non più l’80% subito e il resto in due anni. Questo comporterebbe un’uscita immediata della famiglia Berlusconi dal capitale della società.
Secondo Repubblica, sarebbero stati i consulenti della cordata cinese (formata da una mezza dozzina di imprenditori i cui nomi rimangono più riservati del segreto bancario svizzero di qualche anno fa) a proporre a Fininvest di cambiare i termini del contratto. E questo spiegherebbe, almeno in parte, i continui rinvii. Perché ogni cambiamento – ricorda chi sta lavorando a stretto contatto con le parti – comporta traduzioni che fanno la spola tra Milano e Pechino, avvocati che si riuniscono in teleconferenza, interi commi che vengono riscritti.
Ma come mai i cinesi si sarebbero convinti a prendere tutto subito? Sarebbero proprio le lungaggini delle trattative e le continue richieste arrivate da Fininvest e da Silvio Berlusconi a far capire ai nuovi acquirenti di dividere il prima possibile le strade, invece di una convivenza che – per quanto codificata nei minimi termini e sottoposta a penali molto alte in caso di violazioni – potrebbe rivelarsi più complicata del previsto.
Anche fonti vicine a Fininvest ribattono che nemmeno i cinesi scherzano in quanto ad aggiustamenti progressivi; una situazione in cui è consigliabile un “divorzio” nel più breve tempo possibile.