L’Italia Under 19 resta ancora a secco all’Europeo: troppo forti i pari età della Francia (vittoriosi per 4-0 nell’ultimo atto del torneo continentale), l’ultimo successo azzurro resta quello del 2003. Ma il livello tecnico non è l’unico segreto del trionfo transalpino.
La differenza, infatti, a questa età è data anche dall’esperienza. Che pendeva clamorosamente dalla parte dei giocatori francesi, se confrontati con quelli azzurri.
Tra i 18 convocati delle rispettive squadre, l’Italia ne aveva solo 5 con presenze nella massima serie nell’ultima stagione, per un totale di 698′ disputati in Serie A nel 2016/17. La maggior parte dei giocatori chiamati dal ct Vanoli arrivava infatti dalla Primavera, con ben 10 giocatori su 18 che hanno disputato nell’ultimo anno solo gare con il livello più alto del settore giovanile. La parte di esperienza più corposa resta la Serie B, con 3 giocatori e 3651′ complessivi.
Esattamente all’opposto la situazione per la squadra francese: 11 calciatori transalpini hanno avuto presenze l’ultimo anno in Ligue 1, con un totale di quasi 6000′ disputati. Solo due, invece, i giocatori che provenivano dalle squadre B, con la stessa corposa presenza di giocatori arrivati da un’annata nella Ligue2. Una differenza sottolineata anche dal ct azzurro Vanoli nel post-gara: «Sapevamo che la differenza tra noi e la Francia era marcata. A dirlo sono i numeri – ha dichiarato il tecnico -. I giocatori francesi vantano 195 presenze tra prima e seconda serie, è questa la vera differenza tra noi e loro. I nostri giocatori non hanno tutta questa esperienza e questo conta moltissimo».
Intanto un tentativo per arginare il problema del “salto” dalla Primavera alla prima squadra è stato fatto, con la riforma del campionato: dalla stagione 2017-2018 il torneo riservato ai giovani sarà infatti diviso in Primavera 1 e Primavera 2, con relative promozioni e retrocessioni. Un modo per aumentare la competitività, ma che non è detto basti per risolvere del tutto il problema.