Inter impatto Europa League su ricavi – In base all’accordo sottoscritto nella primavera del 2015 a Nyon, la società (all’epoca ancora controllata dal presidente Thohir) deve:
- raggiungere il pareggio di bilancio (ai fine della break-even rule solo alcuni ricavi e solo alcuni costi sono rilevanti) per l’esercizio 2016-2017;
- riportare il rapporto stipendi/fatturato al di sotto del 70%;
- dimostrare che la società stia procedendo anno per anno in un virtuoso miglioramento dei conti.
Aumentare il fatturato contraendo i costi è un’operazione alquanto difficile e molto spesso impossibile da implementare, pertanto la società nerazzurra ha in mano due leve per rientrare nei parametri richiesti dai vertici UEFA:
- generare plusvalenze cedendo i pezzi pregiati della rosa
- cercare di andare “più avanti possibile” in Europa League
La prima leva molto presumibilmente si concretizzerà attraverso la cessione di un big (al momento è Icardi il nome più caldo, anche se il ds Ausilio l’ha ripetutamente dichiarato incedibile). Elemento da considerare in quest’operazione è il valore netto contabile a bilancio, ossia la differenza tra prezzo d’acquisto (più eventuali oneri) e quota ammortamento maturata. Più un giocatore ha un residuo contabile “basso” a bilancio, più si amplierà la forbice che la eventuale plusvalenza genererà.
Come controindicazione però, la cessione di un top player ridurrebbe il valore tecnico della squadra e diventerebbe più difficile (almeno in linea teorica) qualificarsi per la Champions League 2017-2018, vero obiettivo della nuova dirigenza cinese. In aggiunta al ragionamento fin qui effettuato, l’Inter – come enunciato al punto 2 – dovrà rispettare anche il rapporto stipendi/fatturato che è calcolato però al netto delle plusvalenze. L’operazione di cessione pertanto impatterebbe sul conto economico e permetterebbe di “sistemare” il primo punto della lista consegnata alla società dall’UEFA, ma non di migliorare significativamente il rapporto, anche se non dover più far fronte ad un ingaggio “pesante” garantirebbe un significativo beneficio.
Grafico 1: previsioni incassi* Europa League
(*) Gli incassi sono calcolati come la somma dei ricavi da stadio + premi UEFA + quota di market pool (50% generato dal piazzamento della stagione precedente). La restante quota di market pool (50% relativo ai risultati della stagione in corso) e i ricavi riguardanti risultati extra (vittoria, pareggio, primo o secondo posto nel girone) non sono stati stimati poiché variabili, e danno dunque una lettura per difetto della matrice.
La seconda leva è legata ai risultati sportivi della stagione in corso: a migliori prestazioni corrispondono maggiori incassi (diritti TV e stadio) in Europa League. Rispetto alla scorsa stagione, priva di competizioni europee per la squadra di Mancini, nel prossimo esercizio ci sarà un tesoretto di circa 21,5 milioni in più di fatturato semplicemente per la partecipazione all’Europa League. Tale somma potrà aumentare fino ad un massimo di 34,3 milioni di Euro in caso di vittoria (oltre che garantire la partecipazione alla Supercoppa Europea ed alla Champions League della stagione successiva). Tuttavia questa seconda leva è direttamente collegata alla prima: vendere un big significherebbe non avere una squadra dotata di una rosa ampia e qualitativamente consistente, capace dunque di poter ben performare in tutte le competizioni (il terzo posto in campionato non va “perso di vista” nemmeno per un secondo nel contesto generale nerazzurro).
Da qui muovono probabilmente le titubanze sul mercato della nuova proprietà cinese e la grande prudenza con cui i dirigenti nerazzurri si stanno muovendo in questi ultimi giorni: sbagliare un investimento non raggiungendo gli obiettivi potrebbe significare sacrificare più di un solo giocatore e mettere a forte rischio la sostenibilità economica del club.