Crisi società di calcio lombarde – Non c’è solo la telenovela sulla cessione del Milan o le tensioni in casa Inter seguite all’arrivo della nuova proprietà cinese a tenere banco nelle cronache economico-calcistiche dell’estate 2016. Oggi il dorso Lombardia del Corriere della Sera dedica un interessante approfondimento allo stato di salute delle altre realtà del calcio lombardo.

A tre settimane dall’inizio dei campionati professionistici e a un mese dalla chiusura del calciomercato, dalla Serie A alle leghe minori – si legge sul Corriere della Sera – i tifosi lombardi hanno poco di cui rallegrarsi. Il 21 agosto, quando ripartirà la Serie A, per la prima volta nella storia dei campionati a girone unico (1929-30) la Lombardia avrà appena quattro squadre tra A (Inter, Milan e Atalanta) e B (Brescia). Il minimo storico.

«Un peccato perché questa è sempre stata, dai professionisti ai dilettanti, la regione trainante de calcio italiano», spiega al Corriere della Sera, Roberto Boninsegna, l’ex attaccante di Inter e Juve, con un passato da allenatore tra Nazionali Under e Mantova, la sua città. Proprio il Mantova Football Club, rifondato quattro volte, anche quest’anno parteciperà al campionato di Lega Pro dove la scorsa stagione si è classificato terzultimo evitando di un soffio la retrocessione tra i dilettanti.

«Pure Mantova è diventata terra di conquista. Latitano gli imprenditori giusti, che amano le loro città e di conseguenza i club che le rappresentano – denuncia «Bonimba» -. A Mantova, Marcegaglia e Colaninno non hanno mai voluto impegnarsi. Il calcio fa paura: paura delle contestazioni, di perdere soldi. Poi succede come a Pavia dove sono arrivati i cinesi che si sono rivelati pericolosissimi». Cioè Xiadong Zhu e David Wang che due anni fa comprarono il Pavia. Promesse di una grandeur che nella città delle cento torri nessuno ha mai visto fino al triste epilogo di inizio luglio quando il club è stato venduto, per un euro, al misterioso Alessandro Nuccilli, personaggio dai mille alias e nessuna disponibilità economica. Oggi, il Pavia che sognava la A è in attesa di iscriversi alla Serie D.

Se a Bergamo l’Atalanta, con il nuovo allenatore Gian Piero Gasperini, sta serenamente preparando la sua sesta stagione consecutiva nella massima serie, a Brescia (Serie B) sono stati trovati in extremis i fondi (8 milioni di euro) necessari per la ricapitalizzazione e la conseguente iscrizione al torneo cadetto. «Ogni situazione è diversa dall’altra e va analizzata nel suo contesto», ragiona Evaristo Beccalossi.

Bresciano doc, indimenticato fantasista dell’Inter anni Ottanta, il «Becca» è attualmente presidente del Lecco. La società lariana lo aveva chiamato per rilanciare il club. Avventura che sta finendo male dopo l’arresto del patron Daniele Bizzozzero, fantomatiche cordate russe interessate al club, e il pullman, come gli altri beni della società, messo all’asta. L’attuale amministratore del Lecco, Sandro Meregalli, ha raccolto dietro di sé un nuovo gruppo di imprenditori e sta lavorando, fatta l’iscrizione alla Serie D, per l’ammissione» alla Lega Pro. Il 4 agosto la decisione.

Monza e Cremonese sono oggi dignitose società di Lega Pro, mentre a Sondrio il calcio da anni è roba da dopolavoro, tant’è che la stagione 2016-2017 proseguirà nell’Eccellenza Lombarda.

Il Varese (Serie D) in giugno ha tentato un escamotage per passare tra i professionisti, la fusione con i piemontesi del Bellinzago. Ma la Figc ha risposto di no. Mesto finale anche per il Como, 109 anni di storia e diversi campionati di A, fallito sei giorni fa a causa dei debiti nei confronti dei creditori. Il club ha fatto ricorso, nel frattempo il tribunale ha concesso «l’esercizio provvisorio» per consentirgli di proseguire l’attività sportiva.

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