Lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera – Duro attacco del presidente della Fininvest, Marina Berlusconi, contro il voltafaccia di Vincent Bollorè nella vicenda Premium e il capitalismo “cannibalesco”, frutto di una “finanza malata” che “costruisce il proprio successo sull’altrui rovina”.
Il presidente della Fininvest, primogenita di Silvio Berlsuconi, ha scritto una lunga lettera al Corriere della Sera dichiarando “sconcertante” il dietrofront di Vivendi che cela, “nascondendosi dietro uno sbandierato disegno industriale, il tentativo di garantirsi, in modo inaccettabilmente scorretto, una posizione di rilievo nell’azionariato di Mediaset“.
Ma Marina Berlusconi va oltre. “Ma io vorrei provare ad andare un po` al di là, per mettere nero su bianco alcune riflessioni che questo affaire secondo me induce a fare – ha scritto – Sappiamo perfettamente che il mondo degli affari ha le sue dure regole, che la legge del mercato può essere spietata. Ma sempre di regole e di leggi si tratta. Tutt’altra cosa è il capitalismo cannibalesco, quello che non cerca il profitto investendo, definendo progetti industriali, concorrendo e rischiando sui mercati, in una parola creando benessere e opportunità di sviluppo. Al contrario, il capitalismo cannibalesco prospera grazie alla distruzione di ricchezza altrui, costruisce il proprio successo sull’altrui rovina. E’ come una metastasi che si nutre della parte sana del corpo”.
“Quando fa il suo mestiere, la finanza è un supporto prezioso, insostituibile, per le imprese, fornisce loro gli strumenti per dare concretezza alle idee – ha proseguito il presidente di Fininvest – E’ la finanza malata a seguire altre logiche, la finanza dei raider, abituati a scalare società per prosciugarne le casse, a lanciarsi in spericolate speculazioni dove il denaro è virtuale ma i guasti terribilmente reali. Da queste logiche la mia famiglia ha sempre voluto restare rigorosamente lontana. Noi siamo imprenditori“.
“Essere imprenditori significa anche a credere nel proprio Paese – ha spiegato ancora – E noi nell`Italia crediamo. Nonostante tutto, mi verrebbe da dire, visto che in tanti hanno fatto il possibile e anche l`impossibile per renderci la vita difficile. Ma noi qui siamo, qui restiamo e non abbiamo intenzione di fare il minimo passo indietro, anzi. Non per eroismo, ma per convinzione”. “Ed essere imprenditori, e imprenditori degni di questo nome – ha concluso – significa ancora un`altra cosa, direi la più importante. Significa, naturalmente, rispettare le regole, attenersi alle norme. Ma significa anche non venir mai meno a quella che è l’etica di un sistema economico sano e del mercato”.