canali Mediaset piattaforma Sky
(Insidefoto.com)

Perché Mediaset, nella complicata partita sulla pay tv Premium, sta facendo la voce grossa con la controparte Vivendi, arrivando a chiedere fino a 1,5 miliardi di danni? Non solo perché, forte del contratto per la cessione dell’intero capitale della televisione a pagamento siglato in primavera, vuole arrivare al closing il prima possibile, visto le continue perdite registrate dalla stessa Premium (83 milioni nel 2015 e 100 milioni di euro nel primo semestre di quest’anno). Ma anche perché, secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza da fonti industriali vicine al dossier e riportato sul quotidiano di oggi, Vivendi, il gruppo francese che fa riferimento a Vincent Bolloré, non sarebbe oggi l’unico soggetto interessato alla pay tv.

Tanto che se Mediaset e la controparte francese non dovessero trovare un accordo sulla questione Premium (il nodo resta quello della quota di controllo e il relativo consolidamento a bilancio della pay tv), allora potrebbero aprirsi nuovi scenari.

 

Anche se va detto subito che per Vivendi appare fondamentale dotarsi di una piattaforma di distribuzione di contenuti e dunque probabilmente si proverà in ogni modo a trovare un compromesso sul passaggio di proprietà di Premium. A questo proposito venerdì, in occasione della riunione del consiglio di amministrazione della società transalpina sui conti semestrali, si potrà capire qualcosa di più.

Va ricordato che almeno fino allo scorso novembre l’acquisizione della piattaforma pay del broadcast di Cologno Monzese era al vaglio anche di Sky Italia, a valori però nettamente inferiori alla stima iniziale elaborata da Vivendi (756 milioni di euro). L’interesse di Sky si spiegava (o si spiega?) soprattutto con l’opportunità di togliere di mezzo l’unico concorrente sul mercato italiano, sebbene di taglia limitata (Premium ha 2 milioni di abbonati, Sky oltre 4,7 milioni), di tornare in possesso dei diritti tv della Champions League (oggi appannaggio della pay di Mediaset) e di spianarsi la strada nella futura gara (inizierà a marzo per concludersi a giugno prossimi) per l’acquisto dei diritti tv della serie A.

Per il momento non si registrano ulteriori abboccamenti tra Mediaset e Sky sul fronte Premium, ma il dossier potrebbe tornare d’attualità, soprattutto se lo scontro tra Cologno e Vivendi non dovesse risolversi in tempi ragionevoli.

 

Non va poi trascurato il fatto che al mercato televisivo italiano guardano da anni colossi televisivi statunitensi come Liberty Media e soprattutto Discovery. Quest’ultimo oramai è diventato il quarto polo tv in Italia (share medio giornaliero del 6,79% contro il 7,82% di Sky) e sta puntando forte sui contenuti sportivi per rafforzare l’offerta su scala europea della piattaforma Eurosport, tramite anche l’acquisizione di contenuti locali nei Paesi in cui opera, come appunto l’Italia.

Per questo da luglio è arrivato alla gestione del canale tematico Luigi Filippo Ecuba (senior director sports per Discovery Network Southern Europe), giornalista e manager con un lungo trascorso nella pay tv di Murdoch sia in Italia sia in Germania.

Inoltre, secondo indiscrezioni che circolano nel mondo televisivo, almeno due broadcaster cinesi avrebbero iniziato a studiare, con la massima cautela, il dossier Premium. Si tratterebbe di Phoenix (televisione satellitare di Hong Kong) e LeTv, piattaforma in streaming (lanciato dal gruppo Leshi Interne Information&Technology) che sta spopolando in Cina.

Tra l’altro LeTv sta facendo incetta di diritti sportivi: dopo essersi assicurata le immagini dei prossimi Mondiali di calcio del 2018 e quelli della Premier League inglese, il gruppo sta trattando anche i diritti della Nba. E chissà se i rapporti tra Mediaset e la Cina potranno ora risultare agevolati dal fatto che Fininvest (la controllante di Mediaset pronta a depositare l’atto di citazione nei confronti di Vivendi) proprio nel Paese asiatico ha trovato (grazie all’intermediazione dell’advisor Lazard) i compratori per il Milan. Nel frattempo, la holding, come già ventilato ha depositato ieri l’atto di citazione nei confronti di Vivendi: chiede almeno 570 milioni di euro di danni.

PrecedenteLavorare nel calcio, l’Inter è alla ricerca di un Junior Controller
SuccessivoListe Uefa anche in serie A, Marotta non ci sta: “Contro lo spettacolo”