Università in Italia, master all’estero. Questo il percorso ideale secondo Giambattista Rossi, professore di sport management alla Birbeck University di Londra, interpellato da CF – calcioefinanza.it per fornire ai molti studenti italiani alcuni consigli utili per un percorso accademico di successo utile ad acquisire un curriculum spendibile nello sport e, perchè no, più specificamente nel calcio.
Vi è un numero crescente di italiani che si formano all’estero e poi trovano collocamento, racconta Rossi testimone di alcuni casi di successo: studenti che dopo Londra sono tornati per lavorare con Inter, Napoli, ma anche nel resto d’Europa, come chi ha trovato un posto alla Kpmg sport in Ungheria, mentre molti rimangono a lavorare in Uk.
1. Innanzitutto bisogna identificare il proprio ambito. I percorsi sono principalmente due: chi arriva dal percorso scientifico di scienze motorie, per cercare sbocco nella parte sportiva ovvero tecnico – tattica, chi invece ha studiato economia ed allora finirà a lavorare nella parte più tradizionalmente “aziendale” dello sport: dal marketing di un club alle varie attività collaterali agli aspetti commerciali, organizzativi, di comunicazione.
2. Tutti i programmi sono tendenzialmente buoni, ma meglio diffidare dalle iniziative di privati che vengono appoggiate solo dall’esterno dalle Università. La soluzione migliore è trovare un corso o un master in cui l’insegnamento sia indipendente. Il rischio è quello di ricadere in corsi puramente commerciali che attraverso un marketing accattivante reclutano studenti che tuttavia non hanno sbocchi finali.
3. Il background è fondamentale. Attenzione a non accelerare i tempi. La prima parte del percorso universitario non deve essere troppo di nicchia. Banalizzando: se ci si vuole specializzare in calcio si può fare un master ma la base deve essere in una facoltà tradizionale (economia, legge, scienze motorie, ingegneria).
4. Il mercato inglese è considerato il migliore a livello mondiale per capacità di collocamento: molti studenti asiatici (da Corea, Giappone, Cina) trovano lavoro immediatamente e sono subito reclutati nei propri paesi. Il fattore positivo? I posti di lavoro ci sono e si vedono negli annunci, mentre in Italia non c’è questa trasparenza. Le famose “spintarelle”? Esistono anche in Inghilterra, ma anche in queste serve curriculum ed esperienza.
5. Sempre stando al sistema inglese: non ci sono numeri chiusi, le soglie d’ingresso sono legate soprattutto alla necessità di avere un 6.5 allo IELTS (l’esame di abilitazione linguistica).
6. Fondamentale avere una strategia: in questo senso una base italiana (la nostra Università è molto formativa e tenuta in ottima considerazione) aggiunga ed una specializzazione specifica nell’area prescelta è la soluzione consigliabile.
7. In un master ciò che fa la differenza è il progetto di ricerca finale. Avere le idee chiare o qualche studio fatto precedentemente che si vuole approfondire facendolo diventare il proprio biglietto da visita è assolutamente consigliato.