La riforma della Champions League che dovrebbe entrare in vigore per il triennio 2018-2020 avrà come primo effetto quello di annullare, o quasi, tutti i discorsi sulla rimonta italiana nel ranking.

Se – come ripreso anche questa mattina da CF – calcioefinanza.it – saranno 4 le squadre italiane ad avere diritto all’accesso ai gironi l’Italia sarà di fatto la nazione più avantaggiata.

Rispetto agli ultimi anni l’Italia avrebbe un sostanziale raddoppio delle squadre nei gironi.

Solo una volta nell’ultimo quinquennio (con il Milan nel 2012-2013) siamo riusciti infatti a passare i playoff (eliminate invece Roma, Lazio, Napoli e Udinese) e di fatto 3 volte su 5 i nostri club nei gironi Champions erano 2 anziché 3 (nel 2011-2012 l’Udinese eliminata era la quarta: dall’anno dopo venimmo declassati).

In pratica il triennio 2018-2019, 2019-2020 e 2020-2021 ci darebbe 12 squadre nei gironi di Champions laddove dal 2013-2014 al 2016-2017 compreso ne abbiamo portate solo 6.

Naturalmente questo avrà un notevole impatto anche nel mercato televisivo: un conto è competere per aggiudicarsi un torneo con 2 italiane, forse 3, un conto è averne 4 certe.

In questo momento (24 agosto, all’indomani dell’eliminazione della Roma) il divario è di 2.3 punti rispetto all’Inghilterra.

Teoricamente l’eliminazione della Roma rappresenta uno svantaggio immediato (visto che non avremo i 4 punti bonus della partecipazione dei giallorossi ai gironi) ma dovrebbe essere un vantaggio a fine stagione.

 

Basti dire che negli ultimi due anni i giallorossi partecipando alla Champions league hanno fruttato al ranking meno punti di quelli che hanno portato, ad esempio, il Napoli e la Lazio.

Da una parte è difficile pensare che la Roma sia in grado di fare molto meglio rispetto agli ultimi due anni quando ha raccolto rispettivamente 14 punti nel 2016 e 12 punti nel 2015 (eliminata nei gironi Champions e subito fuori in Europa League) portando di fatto una media di 2,16 punti al ranking italiano (i suoi 13 punti medi divisi per 6 squadre italiane partecipanti).

Dall’altra bisogna ricordare che la Lazio lo scorso anno partecipò all’Europa League e totalizzò 15 punti ovvero una media di 2,5 mentre l’anno prima il Napoli fu semifinalista (obiettivo che la miglior Roma può centrare) con 22,5 punti ovvero 3,75 punti in dote al ranking.

Dalle due azzurre quindi una media di 3,125 punti: in pratica un punto in più di contributo al ranking rispetto ai giallorossi in una proiezione ipotetica ma che è calcisticamente possibile e assai più probabile che ipotizzare una Roma che fa 12 o più punti in Champions League (negli ultimi anni non ne ha mai fatti più della metà) e che poi arriva ai quarti di finale.

Ma come detto tutta questa attenzione potrebbe presto diventare superficiale, qualora l’Italia si ritrovi 4 posti nei gironi garantiti.

Quel che piuttosto tornerà utile alle singole squadre (a partire proprio dalla Roma) sarà fare punti anche in Europa League per migliorare il proprio ranking prima ancora che quello nazionale: non è un mistero che i giallorossi (51esimi alla fine della scorsa stagione) siano stati sempre penalizzati negli ultimi anni al momento dei sorteggi proprio dal loro pessimo score.

Ovviamente rimarrà il nodo Europa League. Perchè se è vero che l’Italia avrà un posto in più in Champions bisognerà capire quanti posti verranno attribuiti alla Serie A nella seconda competizione: attualmente sono 3 anche considerando che dall’anno scorso la Coppa Italia dà il posto solo alla vincente (non all’eventuale finalista).

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting