pagare per giocare closing genoa 31 luglio 2017
(Foto: Insidefoto.com)

Ormai da qualche anno nel calcio italiano, soprattutto nelle serie minori e tra i dilettanti, si assiste a un problema rilevante a cui nessuno ha posto rimedio: giocatori e allenatori costretti a pagare pur di poter svolgere il proprio lavoro. Spesso nelle serie dilettantistiche le rose non sono composte per meriti sportivi, ma per la capacità di portare con sé uno sponsor in grado di aiutare le casse societarie.

Per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica su questa situazione due allenatori laziali, Fabrizio Liberti e Fabio Panno, hanno deciso di lanciare una campagna sui social network che in poco tempo è diventata virale.

L’iniziativa sta ottenendo un successo rilevante grazie anche alle diverse persone che negli ultimi tempi hanno deciso di venire allo scoperto e di raccontare le loro esperienze. E’ il caso ad esempio di Salvatore Soviero, ex portiere di Genoa e Venezia e ora guida tecnica della Palmese, formazione di Serie D, che qualche anno fa aveva ricevuto una proposta a condizione di portare con sé uno sponsor da almeno 50 mila euro.

In breve tempo la campagna ha ricevuto l’apprezzamento anche da parte di colleghi ben più blasonati. Tra questi si possono citare gli esempi degli ex calciatori Ciccio Baiano ed Emanuele Filippini, ma ce ne sono molti altri che, pur supportando l’iniziativa, hanno preferito restare dietro le quinte.

 

Liberti e Pannone non hanno comunque intenzione di fermarsi alla mobilitazione via Facebook. I due tecnici vorrebbero infatti organizzare un incontro a Roma per smuovere ulteriormente le coscienze. Come riporta il sito di Eurosport, i due hanno già in mente con chi provare a parlare di un problema tipicamente italiano: “Ci piacerebbe discutere di questi temi con Damiano Tommasi o con Renzo Ulivieri, presidente dell’asso allenatori. Sono uomini di calcio che sono perfettamente consci di quanto questo tipo di dinamiche possono nuocere al nostro sport. Senza meritocrazia non si va da nessuna parte in qualunque ambito. Vanno introdotti controlli seri e regole ferree. Chi paga per allenare o per giocare dovrebbe essere squalificato per qualche anno e i club dovrebbero ricevere penalizzazioni sostanziose e multe importanti. Senza il pugno duro i furbetti l’avranno sempre vinta e il calcio sarà sempre più svilito”.

Recentemente anche lo scrittore Luca Vargiu ha parlato del problema in un libro dal titolo “Oltre la linea”, realizzato in collaborazione con “Sportellate”. L’autore ha sottolineato che una delle cause principali del fenomeno è da rintracciare nella norma che obbliga a schierare (ricevendo contributi in cambio) i giovani under 21 in Lega Pro e adesso in serie D.

Impossibile però pensare, come evidenzia lo stesso Vargiu, che ai piani alti il problema non sia conosciuto. Anzi. Nessuno però si sta muovendo per trovare una soluzione efficace. L’auspicio quindi è che, grazie anche al supporto di un mezzo potente come i social network, si possa iniziare a scorgere i primi segnali per cambiaredavvero  la situazione.

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Giornalista, laureata in Linguaggi dei media all'Università Cattolica di Milano. Esperienza soprattutto in siti internet e qualche incursione in TV e sulla carta stampata.

2 COMMENTI

  1. Beppe Iachini, allenatore, intervistato da Massimo Iachini del Corriere dello Sport, all0’interno di un articolo: Macerata, un calcio eversivo per il calcio giovanile ha detto che: ” il problema degli allenatori delle scuole calcio è che pensano più a loro stessi che ai ragazzi: lavorano sui movimenti collettivi e meno sulle libertà in campo ( io direi meno sui movimenti individuali), per poter emergere a spese dei giocatori e mostrare ai presidenti di essere pronti per allenare la Prima Squadra. ” Non è così è una mentalità che stata creata, e mi sembra offensiva, forse qualche allenatore la pensa così, ma la maggioranza pensa ai suoi ragazzi. Adesso poi che per giocare ed allenare bisogna pagare……………..

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