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(Insidefoto)

Lorenzo Petroni della Britaly Post, al vertice del Pisa, chiede al sindaco della città, Mario Filippeschi, di vigilare sul corretto andamento della trattativa per la cessione del club al fondo Equitativa e di valutare eventuali alternative in caso di inadempienza. Secondo quanto denunciato da Petroni in una lettera, il pagamento dell’intera operazione non dovrebbe essere effettuato dal fondo Equitativa, come dai patti sancito, ma da Mian che in passato aveva negato l’interesse per il club.

La richiesta, contenuta nella missiva pubblicata da diversi media toscani, è che il primo cittadino nomini una persona che “vigili e controlli preventivamente ogni atto gestionale della società Ac Pisa”. Inoltre, si chiede “di valutare soluzioni alternative in caso di acclarato e persistente inadempimento del fondo”.

Tutto questo perché quando è stata accettata “l’offerta vincolante formulata dal gruppo Equitativa” il quattro settembre, spiega Petroni, era stato deciso che ci sarebbe stato “entro giorni 2 dalla sottoscrizione, il versamento dell’importo di 310.000 euro a titolo di caparra e l’ulteriore versamento della somma di 5.190.000 euro da effettuarsi sul conto vincolato a garanzia di quanto pattuito”. Se i patti erano chiari, “nei giorni scorsi – sostiene Petroni – abbiamo ricevuto una missiva a firma dell’avvoccato Lorenzetti, legale di fiducia del dottor Mian” nella quale è stato spiegato “che il pagamento dell’intera operazione sarebbe stato effettuato da Mian non direttamente dal fondo Equitativa“. Sempre dalla stessa lettera è emerso, racconta Petroni, “che Mian in assenza di adeguata contro-garanzia rifiutava di farsi garante dell’operazione considerando la stessa, in caso di inadempimento, ad alto rischio”.

Colui che è ancora il proprietario del Pisa si chiede il perché di questo cambio in corsa e domanda al sindaco se fosse stato “a conoscenza del ruolo di garante di Mian nel momento in cui il 30 agosto scorso ci esortava, unitamente ad Abodi, a sottoscrivere l’offerta di vendita”. Tutto questo, sottolinea Petroni, non aiuta “certamente a generare quel necessario clima di fiducia indispensabile per una rapida e veloce cessione delle quote della società”.

Per questo si chiede “di valutare soluzioni alternative in caso di acclarato e persistente inadempimento del fondo. Come abbiamo detto, e ritengo inconfutabilmente dimostrato, noi vogliamo vendere e anche al più presto“. Secondo Petroni, “una cordata guidata da affidabili esponenti locali da lei selezionati e coordinati” potrebbe “offrire una soluzione sicura e veloce che consentirebbe anche a noi di essere più elastici con riferimento a tempi e modalità di pagamento”, promette la proprietà. Se così dovesse essere c’è la rassicurazione di un “rapido disimpegno e una reale assunzione di responsabilità da parte della nuova gestione”.

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