Si incontreranno oggi i protagonisti del caos-Pisa per provare a trovare una sintesi e assicurare un futuro al club toscano. Lo ha annunciato ieri il sindaco della città, Marco Filippeschi. “Un ulteriore incontro che spero sia decisivo e produca risultati concreti. Noi siamo facilitatori, ma l’accordo si fa tra privati”, ha detto il primo cittadino diverse volte tirato in ballo in queste ultime settimane nella vicenda sportivo-societaria. L’annuncio di un summit tra le parti arriva dopo che ieri era emerso come dal fondo di investimento di Dubai non sia stata ancora saldata la caparra da 310mila euro come pattuito nell’accordo di cessione del club siglato il 4 settembre.
“Voglio pensare positivo – spiega Filippeschi – e credere sempre nella buona fede di tutti. Di chi dice che vuole vendere e di chi afferma di voler comparare con un’offerta reale e supportata da atti concreti di 5,5 milioni di euro”. Intanto il sindaco ha “valutato positivamente la conferma che il 17 settembre saranno a Pisa e vi resteranno alcuni giorni i principali responsabili del fondo: il banchiere Pablo Dana e Abdul wahab Al-Halabi, amministratore e firmatario delle proposte di offerta”.
Ma intanto alcuni passi sono obbligatori e bisogna percorrerli in fetta. “L’anticipazione promessa di 310mila euro – sottolinea il sindaco di Pisa – dev’essere corrisposta, con l’apporto di Maurizio Mian (con la garanzia che richiede) o senza il contributo di Mian (che in passato aveva negato l’interesse per il club, ndr). Così come però le responsabilità del rischio di dissesto della società e dei drammatici ritardi della gestione sportiva sono in capo all’attuale proprietà, lavori per lo stadio in primis con i relativi incombenti pericoli dovuti alla discontinuità della gestione”.
Solo poche ore fa Petroni si era rivolto proprio al primo cittadino denunciando i ritardi nel pagamento della caparra. L’attuale numero uno del Pisa aveva anche chiesto che fosse il sindaco a “valutare soluzioni alternative in caso di acclarato e persistente inadempimento del fondo”. In ogni caso i componenti della famiglia avevano confermato la volontà di vendere il club e si erano detto disponibili a “essere più elastici” se a comprare fosse una cordata di imprenditori locali e non il fondo Equitativa che ha siglato il preliminare a inizio settembre.